Uno su due
Il regista dell'apprezzato "Volevo solo dormirle addosso", Eugenio Cappuccio, torna a dirigere una pellicola che ha come sfondo, ancora una volta, il mondo del lavoro, qui visto come punto di partenza per un viaggio alla ricerca di se stessi.
L'avvocato Lorenzo Maggi è un giovane single, sfrontato e arrogante. Una vita appagante, fatta di amici e legami affettivi sospesi sempre sul filo sottile del "forse", e una filosofia egoistica, che vuole il "fine" giustificare i "mezzi", lo contraddistinguono in tutto ciò che fa. Un giorno però un tragico imprevisto giunge a far crollare tutte le sue apparenti sicurezze: una biopsia, effettuata dopo aver avvertito un malessere, gli prefigura la possibilità di un tumore al cervello. Per Lorenzo inizia un lungo periodo di degenza dove conoscerà Giovanni, un vecchio ottimista dal passato irrisolto. Grazie a lui il giovane avvocato compirà un viaggio che lo porterà a una nuova consapevolezza di sé…
Pellicola tutta giocata sul tema delle probabilità: un detto rivela infatti che un uomo, nella vita, ha una possibilità su due di cavarsela in ogni avversità che gli si presenta. Cappuccio sigla "Uno su due" con una regia di ispirazione "mistico- urbano": caratterizzata da lenti movimenti di camera concentrata a indugiare su una nuova alba nel porto di Genova, città dove il film è ambientato, piuttosto che sul tranquillo discendere a valle di un paracadute da parapendio, in una delle scene più significative del film. Purtroppo però non bastano le buone intenzioni, seppur accompagnate da buone intuizioni, a fare di una storia un film "profondo". E quindi ecco che di un bel soggetto di riscatto e rinascita, che vede il difficile tema della malattia affiancarsi con gusto fine a quello del destino, rimanere solo il lento incedere di passi, a tratti un po' retorici, filmicamente già visti. Il risultato è una leggerezza di fondo, meglio una superficialità, che risulta affatto significante o coinvolgente per lo spettatore.
Popolare.
Ciò che più di tutte cattura l'attenzione dello spettatore è l'ottima sceneggiatura: dialoghi scorrevoli, credibili, sempre al passo con la storia e con il giusto evolversi dei personaggi. Ottima. Carente invece la parte attoriale, dove il televisivo Fabio Volo fa quello che può per non risultare inadeguato, con il risultato di apparire irritante nel suo "buonismo da periferia". Eccellente il resto del cast invece che, grazie soprattutto ai due co-protagonisti Anita Caprioli e Ninetto Davoli, riesce a trainare il protagonista nel difficile mestiere del recitare. Guide.
"Uno su due" è decisamente un film "altalenante": a tratti commuove, a tratti diverte, a volte si perde nel lento incespicare delle immagini, altre sterza prepotentemente verso svolte improvvise nella trama. Una pellicola che oscilla anche dal punto di vista tecnico, come già sottolineato, e che forse, proprio per questa sua natura doppia, lascia un po' di amaro in bocca… almeno uno spettatore su due.
La frase:
"...Io mi affido..."
Diego Altobelli
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