Underworld: la ribellione dei Lycans
Arriva nelle sale in questi giorni il terzo episodio della saga che vede contrapporsi l’aristocratico clan dei vampiri a quello più barbaro dei lycans. Underworld: la rivincita dei lycans racconta come è nata la rivalità tra i due gruppi di immortali, spiegando per bene ciò che nei capitoli precedenti è solo accennato.
Lucian, già protagonista dei due film precedenti, è il primo lycan a riuscire a trasformarsi quando lo desidera, senza dover attendere la luna piena. Proprio per questa sua qualità, viene sfruttato dal clan dei vampiri per creare altri lycans come lui e poterli usare come schiavi. L’amore per Sonja, l’amata figlia di Victor (capo dei vampiri), gli permette di comprendere il valore della libertà e lo porta a ribellarsi alla schiavitù in cui lui e i suoi simili sono costretti a vivere; scatenando un’aspra guerra in cui le vere vittime sono purtroppo l’amore e la compassione.

Come già le precedenti pellicole della saga ci hanno abituato, le scenografie, la fotografia e il montaggio concorrono a sedurre l’occhio dello spettatore creando atmosfere dark e momenti di ritmo decisamente sostenuto. In questo prequel però non troviamo più ambientazioni moderne né scenari futuristici e ipertecnologici, perché la vicenda è ambientata in un lontano medioevo, in cui al posto delle armi sofisticate e delle macchine super veloci abbiamo spade, armature e cavalli lanciati al galoppo. Gli effetti speciali usati per mostrare la trasformazione e gli attacchi dei licantropi, come pure la ricostruzione in computer graphic del castello dei vampiri, sono sicuramente gradevoli e più curati che nelle pellicole precedenti, anche gli attori sembrano cavarsela meglio del solito.
La trama, di poco più coinvolgente del primo capitolo, nel raccontare il triste esito dell’amore tra Sonja e Lucian, si rifà vagamente a Romeo e Giulietta, cadendo però spesso nel banale e nel semplicistico. Un maggiore approfondimento avrebbe giovato anche alla resa della contrapposizione tra i vampiri, aristocratici e decadenti, e la folla di licantropi, barbari e in cerca di riscatto.
Gli accenni alla lotta per la libertà, che si rifanno molto vagamente alla lotta di classe, il combattere i soprusi e le ingiustizie patite, l’opposizione alla tirannia e alla dittatura dei vampiri, sono totalmente edulcorati dalla determinazione di Lucian nel cercare di salvare l’amata. L’eroe non combatte accanto alle sue truppe per sostenere alti ideali, ma per scopi puramente egoistici.
La "politica", il messaggio sovversivo che ne potevano scaturire sono quasi totalmente oscurati dal romance. L’intera saga gioca con gli stereotipi e le leggende legate alle figure mitiche di vampiro e licantropo, creandone di nuovi e a volte interessanti, ma che vengono resi in maniera decisamente superficiale.
Dalla visione di Underworld: la ribellione dei lycans perciò potete aspettarvi un buon quantitativo di azione, ottime scenografie e costumi medievali, ma per quanto riguarda il plot e i contenuti nulla di nuovo sotto il sole: una pellicola per i fan dei primi due capitoli della saga.

La frase: "Hanno creduto di seguire me, in realtà è l’idea di libertà che seguono!".

Ilaria Ferri

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