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Sotto il sole della Toscana
Nessun cambiamento nella visione che gli americani hanno degli italiani. Siamo ancora dei grandi amanti, brava gente un po' sbruffona ma soprattutto sembra siamo gli unici al mondo in grado di prendere gusto alla vita, se questa si riduce a mangiare, bere e cantare sotto il sole. Nei panni dell'americana incantata dal fascino e dal savoir vivre latino c'è Diane Lane, che in questo film regredisce allo stadio di interprete di soap opera. Tutta sorrisi e lacrime, la povera Diane è una scrittrice profondamente delusa da un matrimonio fallito e dall'amore in generale che vaga per la villa "Bramasole" nei pressi di Cortona, acquistata, seguendo un subitaneo (e assolutamente ingiustificato) impulso, da un'anziana signora che gliela lascia benevolmente non sulla base di una congrua cifra ma di una opportuna 'evacuazione' di un piccione sulla testa della malcapitata Frances. Tra la fantasia e il pittoresco "tipici" della campagna toscana colorata dai lampi, tuoni o caldi raggi di sole, la giovane donna si lascia sedurre un giorno si e l'altro pure dal paesaggio e dai suoi abitanti pur non riuscendo a guarire il proprio cuore romantico ancora terribilmente ferito.
Circondata da una pletora di protagonisti del cinema italiano - da Mario Monicelli, silenzioso vecchio che ogni giorno porta i fiori alla Madonna, a Claudia Gerini, improbabile direttrice di banca, da Marco Bonini, belloccio fiorentino che fa il cascamorto con la bella americana, allo stesso Raoul Bova, affascinante napoletano che resta sulla scena il tempo di portare la donna in un inattesa gita a Positano -, la scrittrice prosegue nel restauro della casa aiutata da un ben poco professionale trio di operai polacchi, imparando a cucinare e occupandosi degli amori altrui.
Ispirato all'omonimo e biografico romanzo di Frances Mayes, il film scritto e diretto da Audrey Wells è ricco di esasperanti luoghi comuni e di banalità irritanti. Pensare di essere visti ancora con un mandolino in mano a cantare sotto il sole o a fischiare rincorrendo le turiste americane per le vie delle città urlando improbabili complimenti, è davvero deprimente. Per tacere poi della storia, noiosa e scontata, e dell'interprete protagonista e degli attori di contorno, ridotti ad insopportabili macchiette. Infine il paesaggio, limitato a qualche panoramica su campi di papaveri o folcloristici mercati.
Valeria Chiari
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