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Underdog - Storia di un vero supereroe
Tra un "Senti chi parla adesso" (1995) e i vari lungometraggi sul Dottor Dolittle, di cani parlanti ne abbiamo visti non pochi, sullo schermo, nel periodo a cavallo tra la fine del secondo millennio e l’inizio del terzo.
Il regista Frederik Du Chau – che in fatto di animali dotati del dono della parola già si occupò di "Striscia, una zebra alla riscossa" (2005) – ci regala ora un nuovo loquace eroe canino con la versione live action delle avventure di Underdog, protagonista di una serie animata in 121 episodi trasmessa tra il 1964 e il 1973, creato da Buck Biggers, responsabile amministrativo della società pubblicitaria newyorkese Dancer Fitzgerald Sample, insieme al collega pubblicitario Chet Stover e all’illustratore Joe Harris, al fine di concepire cartoon che contribuissero a vendere i cereali per la colazione di General Mills, il loro miglior cliente.
E sono proprio le immagini del cartoon originale quelle che introducono la storia del giovane Beagle senza casa che, in seguito ad un incidente nel laboratorio del folle dottor Simon Barsinister (Peter Dinklage), prima si ritrova in possesso di poteri straordinari ed in grado di trasformare il suo modo di abbaiare in un discorso umano, poi viene accolto in casa da Dan Unger (James Belushi) e suo figlio Jack (Alex Neuberger).
Mentre Pasquale Anselmo, doppiatore di Nicolas Cage, gli concede la voce (nella versione originale è dell’attore kevinsmithiano Jason Lee), e, con buoni effetti speciali ed una sceneggiatura scritta a tre mani che finisce per rispecchiare proprio il taglio generale degli episodi disegnati, si consuma un veloce e sufficientemente divertente prodotto rivolto in primis agli spettatori più piccoli, ma capace tranquillamente di coinvolgere senza troppi entusiasmi tutta la famiglia, tra volate in mezzo ai grattacieli di Capitol City e imprese in tuta da supereroe.
Un prodotto che, probabilmente futuro ospite fisso dei caldi pomeriggi estivi del piccolo schermo, presenta un nostalgico look generale da pellicola per ragazzi degli Anni Ottanta, tanto da risultare adatto anche per i seguaci di certi b-movie non necessariamente politically uncorrect (si pensi al Charles Band non horror).
La frase: "Alcuni eroi nascono destinati alla grandezza, altri lo diventano".
Francesco Lomuscio
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