Tra le nuvole
Tempi di crisi, tempi di licenziamenti. Non si è arrivati certo all’ insensibilità con cui re Kuzco licenzia la cattiva consigliera del trono Yzma nell’esilarante "Le follie dell’imperatore" (Come posso spiegartelo? Ti sollevo dall'incarico, sei stata dimissionata, rientri nella riduzione del personale, divergenza di intenti, conflitto d'interessi, scegli la tua versione, ne ho altre... Abbiamo tutti il nostro Canto del Cigno! Il tuo è finito da almeno mezzo secolo... Capito, bellezza? Hop, hop, hop!), ma poco ci manca. Il nostro capo non ha il coraggio di dire direttamente che si è stati licenziati e così assume una società specializzata in questo tipo di comunicazioni. Ryan Bingham (George Clooney) è uno di quegli uomini mandati apposta dall’altra parte del Paese con questo incarico: addolcire la pillola e far sì che l’impresa cliente possa finalmente alleggerire la voce "personale". Lui ha calma, intelligenza, cultura e cinismo per raggiungere con i minori danni possibili lo scopo.
Peccato però che quell’approccio che lo rende il primo della classe nel suo lavoro, sia lo stesso con cui ha avvolto la propria vita.
Casa sua è l’aereo e l’accumulare miglia sulla propria carta fedeltà il primo obiettivo di un’esistenza spoglia di persone e sentimenti che non siano legati all’attimo.
Tre su tre. Jason Reitman ("Thank you for smoking" e "Juno") non sbaglia un colpo e forse qui raggiunge quel che per ora può essere considerato l’apice della sua ancor giovane carriera. Il suo è un cinema di sceneggiatura, di personaggi pragmatici e non idealisti, gente che aggira gli ostacoli del pensiero dominante perché in quegli ostacoli vede solo luoghi comuni. Questa impostazione crea un espediente comico infallibile: ogni battuta può essere esautorata dal suo contesto per diventare piccola "grande" verità della vita di tutti i giorni. Quella che si può definire l’imprescindibile "redenzione" finale (come in ogni storia che si rispetti, l’obiettivo della sceneggiatura è quello di raccontare il cambiamento di una persona), non è mai banale, non sposa completamente la tranquillità della morale imperante, ma ne mostra giusto un assaggio per farci capire che forse il giusto equilibrio sta nel mezzo. Non c’è catarsi, non si vanifica tutto quanto si è detto prima con un epilogo consolatorio, ma si continua, seppur con meno intensità, a destabilizzare lo spettatore. Film parallelo a "Tra le nuvole" è in questo senso "Thak you for smoking": personaggi simili, situazioni familiari analoghe e stesso tipo di lavoro: cercare di far passare per positivo qualcosa che non lo è. Lì il fumo, qui il licenziamento.
Ci si diverte e ci si commuove, si fa riflettere. Basterebbe questo per definire "Tra le nuvole" un film bellissimo. Ma c’è qualcosa di più. Attraverso la storia di un uomo, si racconta, più di qualsiasi documentario o film di denuncia, il momento storico che stiamo vivendo. Si vedrà questa pellicola anche fra 30 anni per capire questi nostri ultimi due anni. "Tra le nuvole" fa tutto questo senza straziare lo spettatore con la lacrima, ma non per questo, non cerca di parlargli direttamente. Quando vediamo la carrellata di visi e voci disperate che hanno appena saputo che dovranno trovarsi un altro modo per pagare mutuo e bollette, Reitman ci mette su tutti e due i lati della scrivania. L’inquadratura in soggettiva ci suggerisce che siamo noi i "cacciatori di testa", ma il fatto di trovare dall’altra parte dei volti comuni, proprio come i nostri, trasmette anche quell’empatia che ci fa vivere il dramma anche in prima persona. E’ vero che non ci sono (o meglio, sono nascosti) grandi tecnicismi nelle scelte registiche di Reitman, ma la sua capacità di fotografare facce e momenti, di dare ritmo a qualsiasi situazione, dimostra una capacità e un amore per il racconto che è un piacere potergli stare dietro." Come sempre sono perfette le scelte degli attori. George Clooney è la perfetta faccia da schiaffi per un ruolo del genere, sembra che gli sia quasi stato cucito addosso (e invece il film è tratto dall’omonimo libro di Walter Kirn). Vera Farmiga si dimostra, a ragione, una delle attrici americane più affascinanti e credibili a prescindere dal ruolo ora in circolazione. La giovanissima Anna Kendrick (lanciata da "Twilight") ben incarna la parte della giovane e ambiziosa rampante dal cuore però tenerissimo. Ma non sono solo gli attori principali ad avere meriti. Tutti gli interpreti di contorno (tanti sono dei veri e propri fedelissimi di Reitman), danno il loro contributo e il fatto che ci siano tanti camei famosi nella pellicola dimostra quanto il regista in questione sia apprezzato e stimato nell’ambiente. "Tra le nuvole" non è il classico film che in molti potrebbero definire "carino" o "molto carino", ma un lavoro scritto e recitato benissimo, profondo nei suoi temi, attaccato alla realtà quanto grandissimo intrattenimento adatto a tutti. Non lo si può sminuire perché fa ridere, quasi che provocare risate mentre si racconta una storia che ci appartiene possa essere una colpa. Far ridere il proprio interlocutore è spesso il maggiore obiettivo che il cinema, ma anche noi stessi, possiamo porci ogni giorno.

La frase: "Quanto pesa la tua vita? Immagina solo per un secondo di dovere riempire uno zaino….".

Andrea D'Addio

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