Torno Indietro e Cambio Vita
“Gajardo, sembra ‘a trama de ‘Ritorno al futuro’” è la non poco significativa frase sfoderata in uno splendido romanesco da Ricky Memphis nei panni del migliore amico di Raoul Bova, quarantaduenne dall’ottimo lavoro e dalla bella famiglia che, però, dopo quasi venticinque anni si sente chiedere la separazione dalla moglie Giulia Michelini, la quale gli confessa di frequentare un altro uomo.
Non poco significativa perché, mentre nel super classico diretto nel 1985 da Robert Zemeckis Michael J. Fox tornava tre decenni indietro nel tempo trovandosi costretto a fare di tutto per consentire ai genitori di accoppiarsi e metterlo al mondo, il qui protagonista, inspiegabilmente catapultato nel 1990 insieme all’amico di cui sopra, tenta, al contrario, di impedire che nasca sui banchi di scuola la sua storia d’amore con la futura consorte.
E si tratta soltanto della prima analogia con la trilogia a stelle e strisce che spaziò dagli anni Cinquanta al Far West, in quanto, sebbene, trovandosi dietro la macchina da presa Carlo Vanzina, risulti facile classificare l’insieme in qualità di rilettura del suo “Il cielo in una stanza”, del 1999, le citazioni si sprecano; da una Paola Minaccioni alcolizzata che, madre di Memphis, richiama alla memoria la invecchiata Lea Thompson che lo fu di Fox nel citato capostipite, ad una variante con smartphone dell’almanacco sportivo che entrava in scena nel secondo film.
Smartphone decisamente impensabili nell’epoca riesplorata durante la oltre ora e mezza di visione, tempestata in maniera nostalgica di lettere cartacee non ancora sostituite da sms e chat, conversazioni riguardanti un Beppe Grillo attore comico e lontano dalla carriera politica (probabile riferimento al discorso su Ronald Reagan presente nell’opera zemeckisiana) e, non ultima, la sexy trasmissione “Colpo grosso” in tv.
Man mano che Fiorenza Tessari e Stefano Masciarelli fanno da genitori a una brava Michelini e che, invece, incarnare mamma e papà del bel tradito spetta a Michela Andreozzi e al Max Tortora cui viene affidata buona parte delle battute volte a strappare risate.
Anche se, in realtà, tra un’escursione ad Amsterdam e un omaggio a “Flashdance” di Adrian Lyne, fortificati dalla efficace colonna sonora di Giuliano Taviani e Carmelo Travia (ma c’è anche la “Somethin’ stupid” di Robbie Williams e Nicole Kidman) sono i momenti maggiormente indirizzati al sentimento a trasformare nella più riuscita delle tre pellicole vanziniane con Bova (le altre due furono “Piccolo grande amore” e “Ti presento un amico”) quella che, superata una fase iniziale di taglio quasi televisivo, dispensa la giusta dose di emozioni nel ribadire che non si può andare contro il destino.
Oltretutto, con un taglio internazionale e meno italiano del solito, tanto che sorge spontaneo chiedersi come mai, conoscendo la passione nei confronti del calcio sempre manifestata dal figlio di Steno e dal fratello co-sceneggiatore Enrico Vanzina, non vengano tirati in ballo neppure minimamente i campionati mondiali svoltisi nel belpaese proprio nel 1990.
La frase:
"Se tornassi indietro col cavolo che mi metterei con Giulia, cambierei tutta la mia vita".
a cura di Francesco Lomuscio
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