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Le tre sepolture
Tommy Lee Jones, attore conosciuto per blockbuster come "Men in Black" e "Il fuggitivo", si sposta dietro la macchina da presa per dirigere una storia realistica e metaforica insieme, un western moderno che mostra la brutalità e la connivenza della polizia texana con le guardie di frontiera ai danni dei clandestini messicani, sotto-persone che non hanno diritto né alla giustizia, né ad una sepoltura.
Così quando viene trovato ucciso Melquiades Estrada, cowboy messicano irregolare, la polizia locale non ci pensa neanche a cercare l'assassino. Non importa che tipo di persona sia stata Estrada in vita, è un messicano, un immigrato illegale, avrebbe potuto venir ucciso durante la traversata della frontiera e anche allora nessuno si sarebbe preso la briga di perseguire il suo omicida.
Non la pensa così Pete, texano dai lineamenti scolpiti, legato da sincera amicizia con il defunto, deciso a riportare il suo corpo in Messico, come gli aveva promesso tempo prima.
Con loro andrà anche Mike, guardia di frontiera, autore dell'accidentale omicidio, rapito e ammanettato da Pete, costretto a vestire i panni, non solo in senso metaforico, della sua vittima.
Tutto il film è percorso da continue contrapposizioni: Texas e Messico, americani e immigrati, buoni e cattivi… la struttura stessa della pellicola è divisa nettamente a metà: nella prima parte vengono descritti i personaggi attraverso brevi flash, con una narrazione cronologicamente non lineare, dominata da colori freddi. Nella seconda, sicuramente la più bella visivamente, si assiste al road movie vero e proprio, il racconto diventa lineare e le scene hanno un ampio respiro, i colori si fanno squillanti ed accesi.
E antitetiche, fin troppo schematiche, sono anche le personalità dei due protagonisti: mentre il messicano è uomo buono e timido, un sognatore alla Don Chisciotte, capace di regalare il suo miglior cavallo ad un amico, il gringo è un essere umano abbietto, senza sentimenti, incapace di amare, bravissimo Berry Pepper a rendere tutte le sfumature di questo personaggio fino al suo strazio finale.
Tommy Lee Jones è riuscito a costruire un film solido, con sprazzi di humor nero e alcune sequenze bellissime, in particolare nella seconda parte, dove l'elemento descrittivo lascia posto ad una narrazione più sfumata ed evocativa.
La frase: "Hei Pete, le formiche stanno mangiando il tuo amico".
Elisa Giulidori
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