The Summit
Reduce dal successo (soprattutto in streaming) di "Zero - Inchiesta sull’11i settembre", il giornalista Franco Fracassi (stavolta con Massimo Lauria) ha stavolta realizzato un documentario sul G8 di Genova del 2001. Lui era lì in quei giorni e fu testimone diretto di alcuni malfunzionamenti, misteri ed abusi delle forze dell’ordine.
Attraverso "The Summit" si cerca di scavare ancora più in là della semplice cronaca, unire i puntini di una storia che partirebbe da più lontano e che vedrebbe come responsabili di quelle tragiche giornate non solo (alcuni) poliziotti e il governo dell’epoca (Berlusconi), ma una sorta di "regia" internazionale che con quella repressione voleva testare nuove strategie di ingaggio.
Fracassi e Lauria lo fanno alternando filmati di repertorio ed interviste. Si parte con Genova: cosa successe, cosa subirono alcuni arrestati di Bolzaneto, come si assaltò la Diaz e come i black block si riuscirono ad infiltrare nei pacifici cortei di chi con la violenza non voleva avere niente a che fare?. Poi si fanno tre passi indietro e si accenna alla storia dei Forum Sociali Mondiali, al vero significato dello parola chiave "no global" (sì alla globalizzazione di valori e solidarietà, no a quella fatta solo in nome del dio denaro), a Porto Alegre, Seattle, Goteborg e a come parallelamente questi incontri siano diventati palestra per black block provenienti da tutto il mondo. Eccoci poi anche a Napoli a metà marzo 2001 per il Forum Economico Mondiale, lì dove (era governo Amato) forse la polizia fece (in termini di organizzazione) una grande prova generale di ciò che sarebbe successo quattro mesi dopo a Genova.
Fracassi e Lauria da questo punto di vista offrono molti spunti interessanti per una riflessione più che mai articolata su quanto accade. Purtroppo per loro però il film raccoglie anche tante interviste di scarso valore, allusioni, idee, interrogativi che non hanno alcun riscontro con dati o prove e che anche se legittimi, fanno perdere di autorevolezza quanto mostrato nel resto. Si può accusare la polizia di essersi drogata solo perchè dai loro occhi sembrava così? Il film non può essere imparziale, ci mancherebbe, ma ogni tanto appare come l’ennesimo documento complottistico da prendere con le molle. Ed è un peccato visto che alcuni contenuti sono più che validi. Anche da un punto di vista prettamente filmico la pellicola lascia molto a desiderare a causa del cattivo utilizzo della colonna sonora e di un montaggio del materiale di repertorio che rende ogni sequenza sempre troppo frammentata per potere essere veramente compresa e metabolizzata interamente nella sua drammaticità. Il dilemma a questo punto diventa uno: certi film vanno giudicati soprattutto per ciò che dicono o per quello che dicono?
La frase:
"La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale. (Amnesty Internaional)".
a cura di Andrea D'Addio
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