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Il calamaro e la balena
Eloquente incipit su un campo da tennis: quella che dovrebbe essere una semplice partitella di doppio tra i quattro membri della famiglia Berkman è in realtà l'espressione più esplicita di come vanno le cose tra papà Bernard, ex romanziere di successo, e mamma Joan, che invece è una scrittrice molto lanciata..., frustrazione, colpi bassi, spirito di competizione, nervosismo: dentro e fuori dal campo troppo pesante il fardello di un rapporto così per andare avanti. E' divorzio.
Improvvisamente tutto cambia, soprattutto per i due figli: il goffo intellettuale Walt è alle prese con i primi amori adolescenziali e con lo spettacolo della scuola..., per vincerlo, interpreta spacciandola per sua "Hey You" dei Pink Floyd, con disastrose conseguenze. Poi c'è il dodicenne Frank che sogna di essere un campione della racchetta, e intanto si ritrova sballottato tra un appartamento e l'altro dei litigiosi genitori (interpretati da Jeff Daniels e Laura Linney, che dimostrano come per le grandi performances non ci sia bisogno di strafare...).
Quattro personaggi in cerca d'amore per quella che, detta così, farebbe pensare a un'ennesima variazione di "Kramer contro Kramer", invece il film di Noah Baumbach vola via con toni da commedia agrodolce, sospeso in un'atmosfera rarefatta che ricorda vagamente "I Tenenbaum" di Wes Anderson (non sarà un caso che qui compaia come produttore e che con Baumbach abbia scritto il suo "Le avventure acquatiche di Steve Zissou").
In soli novanta minuti vengono ben delineate le sfumature dei contrastanti sentimenti vissuti dai quattro.
"Il calamaro e la balena" (il titolo fa riferimento ad un rimosso ricordo d'infanzia di Walt che si rivelerà fondamentale ai fini del suo passaggio all'età adulta) si beve tutto d'un fiato: ci presenta continui frammenti di vita vissuta, un affastellarsi ininterrotto di episodi che non concedono tempi morti allo spettatore.
Il merito va ascritto in primo luogo alla sapiente sceneggiatura dello stesso Baumbach, la cui originalità è stata premiata praticamente ovunque Oltreoceano: in primis al Sundance Film Festival di Robert Redford, sempre attento a segnalare il meglio del cinema indipendente, e poi nomination all'Oscar, ai Golden Globes, e premi dalle più prestigiose associazioni critiche. Il giusto riconoscimento, una volta tanto, ad un tipo di cinema che forse non farà sfracelli al botteghino, me che con classe e talento riesce in un'impresa ben più ardua, far breccia nel cuore e nella mente del sempre più esigente amato/odiato spettatore.
La frase: "Hey You era come se l'avessi scritta io e il fatto che fosse già stata scritta era solo un dettaglio tecnico".
Stefano Del Signore
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