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Paradise Beach: Dentro L'incubo

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Roberto Leofrigio01 agosto 2016Voto: 7.5
 

  • Foto dal film Paradise Beach: Dentro L'incubo
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Il regista Jaume Collet Serrat autore degli ottimi La maschera di Cera e Orphan, si getta nell'abusato filone degli squali, reso immortale dal capolavoro di Spielberg. Blake Lively è Nancy Adams giovane studentessa di medicina appassionata di surf, dopo la tragica perdita della madre a causa di un tumore ha abbandonato gli studi e da sola è andata alla ricerca del luogo dove è stata concepita, un spiaggia nascosta in messico (in realtà girato in una splendida location australiana: Lord Howe Island) con il suo surf in cerca di se stessa e di nuove motivazioni.

Se il regista nelle prime scene attraverso un falso documento ricavato da una videocamera Go Pro ci mostra il pericoloso squalo in azione sarà con un lento procedere degli eventi che porteranno la giovane surfista a restare bloccata su uno scoglio mentre il temibile squalo bianco dopo averla ferita elimina senza pietà i suoi possibili soccorritori. L'ennesima sfida dell'essere umano contro la natura, e in questo caso contro il più temibile predatore dei mari, funziona benissimo.

Il regista non si abbandona ai luoghi comuni dei precedenti filoni e dosa sapientemente la visione dello squalo, realizzato al digitale in modo perfetto, e forte della lezione data proprio dal maestro Spielberg di mostrare il meno possibile inchioda lo spettatore per 70 minuti nell'impari lotta, all'interno di un paesaggio naturale meraviglioso che contrasta con il pericolo. Senza dubbio riuscire a distaccarsi dai numerosi e spesso brutti film dedicati all'animale e riuscendo a riportare le atmosfere e le angosce dello Squalo Spielberghiano dimostrano come il regista di origini spagnole abbia seguito alla lettera la lezione cinematografica di tanti maestri sulla suspense. A far da compagnia alla giovane rimasta bloccato sullo scoglio troveremo un giovane gabbiano ferito, che risulterà fondamentale anche nella narrazione e che ci ricorda un po' alcuni personaggi di fattura Disney anche nel riuscire a volte stemperare la tensione.

Nel complesso tutta la pellicola grazie al dosaggio perfetto di molti elementi, non ultimo quelle di sovraimpressioni di schermate del cellulare e orologi digitali che avvisano della fine della marea e scandiscono il tempo, elementi ormai presenti ossessivamente nella nostra quotidianità, che riescono a catturare l'attenzione anche degli spettatori più distratti dai moderni smarthphone.

Blake Lively riesce ad essere sempre credibile portando a termine una prova non facile a livello recitativo come protagonista in solitario dell'intera pellicola, senza mai andare fuori registro od esagerando.

In conclusione se siete appassionati del filone squali o di questi affascinanti animali, che in realtà corrono il rischio dell'estinzione, il film è decisamente consigliato. Come dimostrano le statistiche è decisamente più pericoloso attraversare una strada cittadina che essere attaccati da uno squalo bianco anche nelle aree dove vengono segnalati, prova ne sia che la stessa attrice protagonista sta collaborando con alcune fondazioni in difesa di questi animali, che in realtà racchiudono le nostre ancestrali paure per l'elemento marino, che il regista Serrat come fece già fece magistralmente nel 1975 il pluripremiato Steven riportano a galla, in questo caso su uno scoglio non lontano dalla riva.


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