The Rum Diary - Cronache di una passione
Johnny Depp che interpreta un personaggio uscito dalla penna di Hunter Stockton Thompson così come accadde per Paura e delirio a Las Vegas prima libro (con il titolo di Paura e Disgusto a Las Vegas) e poi film grazie all’inventiva e alla visionarietà di Terry Gilliam: le premesse per un nuovo film cult ci sono tutte.
Anche stavolta il protagonista è un giornalista con problemi di dipendenza, non droghe, bensì alcool. Siamo negli anni ‘60, è appena arrivato a Portorico, assunto da un giornale in decadenza così come lo è l’influenza americana sull’isola, sempre più messa in discussione dal popolo autoctono. Paul Kemp, questo il nome del protagonista, ci mette poco ad ambientarsi ai ritmi e agli agi che la sua posizione gli consente di avere, membro bene o male di una comunità di gente agiata che fa della propria provenienza una ragione sufficiente per riunirsi in piccoli gruppi e vivere nel lusso escludendo tutti gli altri. Kemp non è un idealista, ma riesce comunque ad entrare in collisione con quel mondo che, al contrario, lo brama, a causa della cotta che si prende per la donna del boss locale (la bellissima Amber Heard, qui compagna di Aaron Eckhart).
Tra rum e vampate di attrazione difficilmente frenabili, la sua avventura caraibica si rivelerà un soggiorno pieno di ogni cosa, tranne che di giornalismo...
Johnny Depp fu grande amico di Thompson, tanto che alla sua morte, sette anni fa, fu lui a disperderne le ceneri e ad organizzare una grande festa in suo onore. E’ sempre lui poi che si è preoccupato di far diventare un film questo suo romanzo semi biografico e quasi postumo (fu scritto negli anni ‘60 e fu pubblicato solo a fine ‘90, dopo il successo del film di Gilliamç il titolo italiano è Cronache del rum) vestendo le parti del produttore ed affidando regia e sceneggiatura a Bruce Robinson. Purtroppo il grande affetto di Depp verso Thompson non si è tramutato in una pellicola altrettanto intensa, vittima di una storia fin troppo esile (anzi, quasi inesistente) e dell’incapacità di Robinson di farne un manifesto, anche sui generis, degli effetti dell’alcol come indica il titolo. La pellicola risulta un collage di scene più o meno simpatiche che, se da una parte mostrano la bellezza di una Portorico da cartolina, dall’altra non ne riflettono con altrettanta profondità il momento storico e sociale vissuto dall’isola durante gli anni in cui è ambientato il film. Anche il cast altisonante viene quindi sprecato, e se Aaron Eckart è il primo a sembrare un pesce fuor d’acqua, a breve distanza lo seguono gli altrimenti sempre bravi Giovanni Ribisi e Richard Jenkins. Johnny Depp risulta simpatico e poco altro: quando è mal diretto tende a strafare e qui più volte va fuori tono. Il risultato è un film dimenticabile che conferma il cattivo trend ormai nelle scelte di Johnny Depp: dopo Alice in Woderland, The Tourist e i Pirati dei Caraibi 4 un altro film più che dimenticabile.
La frase:
"Una volta Oscar Wilde disse che oggigiorno si conosce il prezzo di tutto, ma non si conosce il valore di niente".
a cura di Andrea D'Addio
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