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La setta dei dannati
In seguito alla misteriosa morte del suo mentore, un giovane e tormentato sacerdote newyorkese, Alex (Heath Ledger - Le quattro piume) dai modi quasi anacronistici, si reca a Roma per far luce sull'omicidio. Qui scopre un antico ordine religioso, interno alla chiesa cattolica, che minaccia l'autorità della chiesa stessa. In breve, insieme al suo confratello Thomas (Mark Addy - The time machine) e a Mara (Shannyn Sossamon - 40 giorni & 40 notti) una ragazza cupa ma coraggiosa, verrà travolto da un vortice di malvagità che cambierà per sempre la sua vita. Dovrà operare delle scelte serie e dolorose, e soprattutto dovrà contrastare il potere di William Eden, il Divoratore di peccati (Benno Furmann - La principessa e il guerriero) che, gravato da secoli di male, brama la morte. Atmosfere gotiche e ambientazioni misteriose ricreate in una Roma fosca e tenebrosa fanno da scenario a questo thriller che si dipana in un arco di tempo di circa seicento anni. La figura del divoratore di peccati (che rimanda per molti versi ai Dissennatori di harrypottiana memoria) è sicuramente quella che più attrae l'attenzione del pubblico. A metà strada fra un essere demoniaco e dio, il Divoratore ha lo scopo di attrarre su di sé tutti i peccati di quei moribondi che, per vari motivi (ad esempio la scomunica) non verranno mai perdonati dalla chiesa. William Eden (il nome è tutto un programma...) si aggira così, da vari secoli, concentrando in sé conoscenze inimmaginabili e poteri quasi soprannaturali. Per il resto, la trama è abbastanza spezzettata, a volte poco coerente, se non addirittura scontata. Alcuni personaggi trovano l'unica loro ragione di esistere nella volontà del regista di creare atmosfere maledette, che restano però inutili ai fini della storia. La camera di Chirac, un mondo sotterraneo e oscuro, in cui si aggirano demoni e dannati si inserisce nella storia come una nota stonata, e Faraway Eyes, interpretata da Rosalinda Celentano, è troppo simile allo stesso demoniaco personaggio muto e fascinoso che l'attrice interpreta ne La passione di Cristo, per non risultare noioso e poco convincente. I rimandi a citazioni di testi sacri, ad antiche pergamene, a leggende mistiche non vengono sviluppati appieno. La sensazione che se ne ricava è quella di un canovaccio poco esteso, che si poggia su un'idea di fondo sicuramente forte ma che poi non riesce a dipanarsi in modo altrettanto suadente e persuasivo.
Teresa Lavanga
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