L'Ultimo Samurai
Al capitano del settimo cavalleggeri (si, quello di Custer) Nathan Algren viene offerta la possibilità di andare in Giappone per addestrare le truppe dell'imperatore all'uso delle armi da fuoco, munificamente offertegli dagli Stati Uniti. Tre anni di paga per sei mesi di lavoro e la possibilità di allontanarsi dagli incubi di sempre, un'occasione unica.
Ma Nathan in Giappone troverà molto di più di quello che si aspettava. Katsumoto un samurai che si ribella al progresso forzato, lo cattura, costringendolo a vivere nel suo villaggio per più di sei mesi. Nathan studiando il suo nemico imparerà a rispettarne usi e costumi, fino a trasformarsi lui stesso in un samurai, almeno nello spirito e capire che c'è più affinità tra lui e Katsumoto, di quanta ne abbia avuta con il suo mondo.

Un film epico in cui il regista Edward Zwick, non nuovo a questo tipo di pellicole fin da Glory, riesce a fondere il dramma del conflitto interiore con la lotta che si consuma sui campi di battaglia. L'abilità del regista è indiscutibile e traspare sia dalla scene d'azione, sia nella sapiente miscela della storia che non perde mai il giusto ritmo. Inoltre, la scelta di creare una pellicola senza artifici elettronici, per poter restituire emozioni forti agli spettatori, recuperando un gusto antico, ha richiesto notevoli sforzi a cominciare dall'organizzazione e la preparazione partendo dalle location sparse in mezzo mondo (Giappone, Nuova Zelanda, Stati Uniti), attraverso un casting che ha privilegiato le etnie locali fino al protagonista, Tom Cruise, che ha iniziato un allenamento di quattro mesi prima delle riprese per acquisire la necessaria pratica nell'uso della spada.
Il successo finale va comunque ricercato nell'universalità dei temi come lottare per un ideale ed avere un senso dell'onore che porti comunque a rispettare i propri nemici, ma anche nel forte impatto emotivo e nella capacità di trascinare lo spettatore all'interno della storia.

Curiosità: il carattere giapponese kanji che appare su poster, magliette e locandine, non significa samurai, ma "bushido" (la via del guerriero).

La chicca: la colonna sonora è stata composta da Hans Zimmer (lo stesso de Il gladiatore) ed è la sua centesima.

La frase:
"Tu pensi che un uomo può cambiare il suo destino?"
"Io penso che un uomo fa ciò che può finché il suo destino si rivela."

Indicazioni:
Per chi ama il cinema delle emozioni forti.

Valerio Salvi

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