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The Blind Side
Un tempo i film biografici sulle vite di grandi artisti e atleti si facevano con una certa distanza temporale da quando le vicende erano accadute. Come si può essere realmente onesti in un racconto, soprattutto nella descrizione dei personaggi, quando si deve rendere conto a delle persone vere? Se anche i protagonisti avessero dei difetti, dall'essere ogni tanto bugiardi o egoisti o invidiosi o qualsiasi altra cosa, come lo si potrebbe dire senza rischiare di offendere qualcuno? Chiunque vuole la migliore rappresentazione possibile di sé stessi, che sia in un libro, in film o in un racconto di un amico. Ad Hollywood la crisi di idee originali è così profonda che questi limiti concettuali non vengono più tenuti in considerazione. Ecco quindi la storia vera di Michael Oher, giovanissimo giocatore di rugby (è del 1986) che, prima di arrivare al successo, ha vissuto una storia da uno su un milione.
Dopo un'infanzia e un'adolescenza da semi analfabeta nei dintorni di Memphis, senza padre e con una madre tossicodipendente, Michael viene accudito in una ricca famiglia bianca che gli dà la stabilità affettiva ed economica per dedicarsi con profitto a sport e studio.
Michael ha un fisico tale (196 cm, quasi 130 kg) che nel football americano è una vera e propria arma da sfruttare. Ciò che viene suggerito nel titolo e poi spiegato nell'introduzione del film, è che c'è un ruolo nel football americano deputato unicamente alla difesa del proprio quarterback (colui che organizza il gioco d'attacco). Il suo compito è coprire quell'angolo di visuale da cui il suo compagno di gioco potrebbe essere assalito dai difensori avversari mentre effettua un lancio. Subito dopo la lezione iniziale con tanto di voce fuori campo, appare Michael e il collegamento è immediato. Messe le carte in tavola, "The blind side" diventa così un lungo film che si avvale del concetto del "senso di protezione" per dare spessore alla propria storia. Nulla di male in tal senso, si fa così. "Blind side" è un film, come molti di ambientazione sportiva, dall'impianto classico (situazione di partenza negativa, semi riscatto, crisi, definitivo riscatto) e raggiunge tutti i propri obiettivi sia d’intrattenimento che di morale. Ciò che stride, purtroppo, è la palese volontà di dare una chiave politica alla storia. "The blind side" è un vero e proprio film repubblicano. Bianchi sono i protagonisti, ricchi e fedelmente portatori in giro di buoni valori e catenine cristiane, nonché di battute di tolleranza sui fratelli "democratici" e classico è il messaggio da american dream perpetrato dal film (per quanto parti dal basso, se ci credi e sei in gamba, potrai raggiungere il tuo obiettivo). Il fatto che sia una storia vera, da una parte attutisce questo tipo di considerazioni (alla fine è andata davvero così, quindi di che lamentarsi), ma allo stesso tempo lascia aperta un'altra questione. Se il ragazzo adottato non fosse stato un talento, ma un ragazzo dall'intelligenza e dalle qualità sportive medie, magari con qualche problema caratteriale in più, la famiglia adottiva sarebbe stata comunque così felice di averlo portato in casa propria? Ne avremmo ora un film così repubblicano? Brava Sandra Bullock: è vero che è il ruolo stesso a darle risalto, ma lei ci entra dentro con convinzione e senza sbavature.
La frase: "Chi avrebbe detto che sarebbe stato più facile avere un figlio di colore che incontrare un democratico".
Andrea D'Addio
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