The Believer
Herny Bean, il regista di "The believer", sembra che covasse il progetto di "The Believer" da oltre venti anni. Un progetto ambizioso e difficile ed anche pericoloso visti i temi trattati nel film e le loro inevitabili implicazioni. Diciamo subito che vent'anni di progettazione hanno partorito un film molto interessante e molto ben realizzato.
"The believer" è uno di quei film che, nonostante la pesantezza degli argomenti trattati, non ti fa mai staccare l'attenzione dallo schermo grazie alle doti narrative del regista. "The believer" è un film duro come un pugno allo stomaco ed aspro come una spremuta al vetriolo.
È girato con la macchina sempre in movimento al limite del fastidio, con inquadrature che spesso tagliano le facce degli attori a metà della fronte, con luce ora nebbiosa ora scarna come una carta da parati ammuffita. I dialoghi sono macigni urticanti ("Il mondo è una malattia ebraica") che non lasciano alcun barlume di compiacenza allo spettatore. Dialoghi eccezionali, sempre ricchi di contenuti e sempre carichi di significati magistralmente recitati da attori tutti autori di una prova superlativa. Attori che non lasciano scampo a sorrisi di benevolenza mentre sputano le atroci ideologie razziste ed antisemite. Sì perché "The believer" racconta la storia, vera, di Danny Balint, ottimamente interpretato dal giovane Ryan Gosling duro e asciutto quanto intenso e drammatico, ebreo di nascita ma nazista per vocazione. È la storia della grande contraddizione che nasce dalla viva ed originale intelligenza del giovane Danny, quando durante le lezioni della scuola talmudica, scopre e rivela a maestri e studenti le contraddizioni, o per lo meno quelle che a lui appaiono tali, della sua religione fino all'inevitabile fuga dagli ambienti della sua gente. Danny Balint è un ragazzo intelligentissimo ed anche molto colto, dotato di grande comunicativa ed un certo fascino magnetico. Ha un corpo forte e nervoso come le sue idee. Entra a far parte dei gruppi neofascisti americani fino ad approdare in una sorta di organizzazione, che opera ai limiti della legalità, che mira a riaffermare principi, tristemente noti, come superiorità della razza ariana e soluzione finale. Qui incontrerà i capi di questa orrida congrega, tra i quali troviamo una Theresa Russel ("Whore-Puttana) rigida ed essenziale come una Sfinge di granito e sua figlia (Summer Phoenix, "The faculty") un personaggio eccezionale, crudele, infantile, fortemente attratta dalla persona di Danny, come una bambina può esserlo con un animaletto senza una zampa.
Il finale è ineluttabile e scritto, come la storia del popolo di Israele, Danny giungerà al termine del suo percorso esistenziale ed ideologico intravedendo l'unica delle soluzioni possibili in "un nulla senza fine".

Das

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