Texas
E il Cinema italiano sembrerebbe sprofondare sempre di più nell'oblio più profondo.
Fin dai primissimi secondi di Texas è facile notare una messa in scena Mucciniana all'inverosimile, ma in fondo, si sa che oggi in Italia, "O facciamo i film come Muccino, o non abbiamo speranze".
Però il tutto assume un effetto fastidiosissimo: i soliti personaggi stereotipati che vengono presentati uno ad uno in voice off, le solite uscite di frasi come "ci sentiamo tutti fratelli di Kurt Cobain", e quelle inquadrature pseudo depressive alla Tiziano Ferro nel video di "Non me lo so spiegare".
Sia chiaro che il sottoscritto non ha nulla contro il Cinema di Muccino o contro il Cinema Mucciniano stesso, in quanto lui introduceva comunque un suo personale modo di compiere e vedere il Cinema, mentre Fausto Paradivino dimostra solo di non avere personalità registica in quanto fa un Cinema basato (e in peggio) su un altro autore.

Certo, Texas è un film vitale, sostenuto da un ritmo che comunque dona una certa fluidità e scorrevolezza nell'opera, eppure è così internamente vuoto, con un livello di significazione fastidiosamente auto-compiacente.
E' odioso l'uso della parola se è solamente un pretesto per evitare di parlare mediante il linguaggio delle immagini, usare falsamente il teatro ammazzando così l'illusione filmica (il protagonista che parla direttamente davanti alla macchina da presa e al pubblico).
Texas è un film così anti-cinematografico, così anti-personale ed anti-autoriale, e non è quindi un caso se è stato definito "la vendetta degli attori".
Paradivino dà la precedenza agli attori prima ancora che al regista, e comunque una bravura nella direzione attoriale gli va riconosciuta: gli attori sono fortemente legati tra di loro sul set e fuori dal set, e questo fatto risalta in positivo per tutto il film.
Eppure siamo contrari a questa politica di basare un'opera cinematografica sull'efficienza del cast. Paradivino dovrebbe cominciare a capire che non può assimilare il teatro con il Cinema, perché i cardini teatrali che ne risaltano la potenzialità nel coinvolgimento emotivo degli spettatori, si riflette nel Cinema reagendo in maniera completamente opposta.
Così, se nel teatro la rottura dell'illusione scenica coinvolgeva il pubblico, trasportandoli all'interno dell'opera, nel Cinema questa rottura provoca invece una sensazione di morte della magia filmica, fine della finzione e del coinvolgimento.

E purtroppo, è stato abbastanza triste anche il commento di un collega riguardo questa pellicola:
"Questo film farà tanti soldi"
"Perché?"
"Perché c'è Scamarcio"

Ah.. gioventù bruciata…

La frase: "Hai un joint? Hai un joint? Hai un joint?"

Pierre Hombrebueno

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