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Sur la trace d'Igor Rizzi
Certi film hanno dei momenti di straziante drammaticità, forse non "oggettiva", magari vissuta intensamente solo da alcuni degli spettatori che stanno assistendo alla proiezione, ma non per questo sono meno significativi. Momenti da loro vissuti e che fa male ricordare.
Attimi come quelli della vittoria col golden goal della Francia sull'Italia nell'Europeo del 2000 e che "Sur le trace d'Igor Rizzi" cita quasi per caso, per raccontare la storia del suo protagonista, un ex calciatore transalpino emigrato in Canada.
Ha dilapidato la sua fortuna con un investimento sbagliato, così come si è lasciato sfuggire l'amore quando lo aveva tra le mani. Si ritrova allora a dover combattere con affitto e bollette senza però avere alcun lavoro tra le mani. Unica soluzione: diventare un delinquente, quel tanto che basta per sopravvivere...
Il bianco della neve del Quebec a far da sfondo ad una piccola commedia esistenzialista a tinte noir. Perno della narrazione è l'inadeguatezza del protagonista. Solitario e goffo nei movimenti, la sua incapacità nell'adattarsi e nel comprendere l'ambiente circostante (sia che sia quello naturale che quello umano) lo spinge ai margini della società. Proprio come può accadere ad un personaggio che ha conosciuto il mondo adulto da una posizione privilegiata (quella del calciatore) ed ad un certo punto si trova costretto a confrontarsi con i piccoli problemi quotidiani. Rimpianti imprescindibili, che hanno il loro apice nel malinconico ricordo della donna che amava e che non c'è più.
Un film che per certi versi ricorda "Big white" e un po' più alla lontana "Fargo", ma più ingenuo e grezzo. Troppo tirate per le lunghe sono le considerazioni sull'amore fatte con voce fuori campo e spesso avulse dal resto della narrazione, un poco fragile il resto della vicenda in cui è difficile capire dove si voglia andare a parare. Certo non mancherà qualche sorriso, ma non basta. Soprattutto alla luce del malinconico ricordo di quel goal di Trezeguet (che comunque si è fatto perdonare nel 2006)!
La frase: "...è partita con metà del nostro cuore, nel frattempo io mi impegnerò a curare l'altra".
Andrea D'Addio
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