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Super size me
Per noi italiani è difficile pensare ad un'alimentazione fatta essenzialmente di cibo fritto e carne geometrica. Ancora protetti per fortuna (ma il trend tende al peggio) dalla nostre tradizioni mediterranee, il MacDonald's è giusto un diversivo che ci si concede ogni tanto al pari di dolciumi e schifezze varie. Negli Stati Uniti, e sempre più nel resto del mondo, non è invece questa la concezione che si ha del famoso marchio rosso e giallo. Vuoi per una vita sempre più frenetica che concede poco tempo al mangiare, vuoi per l'economicità del pasto offerto, vuoi per il suo gusto comunque apprezzabile ricco di aromi e dolcificanti, il fast food è ormai una vera macchina da guerra all'interno del mercato della ristorazione grazie alle moltissime persone che fanno dei loro "cuochi" quelli preferiti...
Nel 2002 un paio di ragazze citarono in giudizio McDonald's. "Se siamo obese", affermavano "è colpa sua". Uno dei punti a favore della difesa del "celebre Roland" fu che non c'erano prove che ad un'alimentazione esclusivamente fast-food conseguissero effetti simili. Fu per constatare questa "intelligente" osservazione che lo scrittore e produttore Morgan Spurlock (fino ad allora noto soprattutto nel circuito televisivo USA) decise di diventare la cavia di un esperimento tendente al suicidio (se non reale, sicuramente mentale): un mese di solo McDonald's autoimponendosi queste quattro, "semplici", regole:
1)Niente alternative: mangiare solo ciò che è disponibile sul menù
2)Nessuna maxi porzione a meno che non venga offerta
3)Nessuna scusa: mangiare tutti i piatti proposti dal menu almeno una volta
4)Nessun salto: tre pasti al giorno: colazione, pranzo e cena.
A differenza di altri documentari (vedasi "The corporation", di cui consiglierei la visione in rapida successione) Spurlock ha il grosso merito di partire da un racconto per parlare di un fenomeno sociale adesso grave e in prospettiva gravissimo. Con ironia e falsa ingenuità, Spurlock fa di se il prototipo dell'americano (e occidentale) medio, operando un'immedesimazione talmente puntigliosa da apparir grottesca. Grazie a lui viviamo il crescente disgusto verso un tipo di alimentazione i cui effetti troppe volte vengono taciuti grazie a subdole strategie di marketing.
Un montaggio accurato che evita ripetitività di concetti già espressi, nonché una chiusura chiara e inequivocabile sulla questione, fanno di questa pellicola un esempio di film denuncia adatto al grande pubblico, al quale quindi non si può non consigliarne la visione.
La frase: "Chi se ne frega di che cosa sia una caloria, io mangio quando ho fame punto e basta!"
Andrea D'Addio
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