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Star Trek BeyondLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio19 luglio 2016Voto: 6.0
Se l’universo è davvero infinito, non cerchiamo di raggiungere qualcosa di impossibile?
Con il compianto Anton Yelchin che torna per l’ultima volta a ricoprire il ruolo del giovane Checov, non poteva essere dedicato altro che a lui e al mitico Leonard Nimoy, che concesse anima e corpo al vulcaniano Spock nella popolare serie televisiva fantascientifica (e nelle sue derivazioni cinematografiche) creata nel 1966 da Gene Roddenberry, questo terzo tassello dell’operazione reboot messa in piedi a partire dal 2009 da J.J. Abrams. Tassello di cui, però, l’autore di “Super 8” cura soltanto la produzione, lasciando la regia nelle mani del Justin Lin occupatosi di buona parte del franchise “Fast & furious”, il quale si affida a una sceneggiatura a firma di Doug Jung e del Simon Pegg che ritroviamo nei panni del capo ingegnere Montgomery Scott detto Scotty. Sceneggiatura che vede i membri dell'equipaggio dell’Enterprise spingersi nei più remoti recessi dello spazio inesplorato, dove si imbattono in un nuovo e misterioso nemico destinato a mettere alla prova loro e tutto ciò che la Federazione rappresenta. Perché, se "Star trek” ruotava per intero attorno alla formazione del gruppo protagonista e il sequel “Into darkness – Star trek” si concentrava su come si sarebbe galvanizzato trovandosi a confronto con una nuova minaccia, “Star trek beyond” non si lega più alla Terra, ma mostra il capitano James T. Kirk alias Chris Pine e compagni di escursioni spaziali impegnati nella loro missione quinquennale. A cominciare dalla distruzione della mitica nave stellare, che li porta ad atterrare su un pianeta alieno inesplorato e a sparpagliarsi in coppie, ciascuna costretta a lottare per la sopravvivenza. Coppie tra cui quella formata dallo Spock nuovamente con le fattezze di Zachary Quinto e dal Dottore dal carattere sanguigno e irascibile "Bones" McCoy, ovvero Karl Urban, ai quali viene affidata buona parte dell’ironia dispensata dalle circa due ore di visione. Circa due ore di visione volte a ribadire, tra l’altro, che il tempo ci giudica tutti; man mano che fa la sua entrata in scena la alleata extraterrestre Jaylah incarnata da Sofia Boutella e che un mostruoso Idris Elba rafforza il generale retrogusto horror prestando la sua fisicità al malvagio Krall. Personaggi che arricchiscono ulteriormente il campionario di figure immerse in una terza avventura il cui esile plot, come è facile intuire, non si rivela altro che il semplicissimo pretesto utile all’artefice delle spericolate imprese di Vin Diesel e amici su quattro ruote, per giocare con la spettacolarità ad alto costo. Spettacolarità comprendente addirittura corse in motocicletta e che il cineasta di origini taiwanesi gestisce senza lasciare l’amaro in bocca al servizio del tanto movimento che scandisce il buon ritmo narrativo. Rischiando di deludere i trekkiani irriducibili nel tirare in ballo determinati eccessi da coatto action movie hollywoodiano, ma intrattenendo in maniera efficace lo spettatore in cerca della facile emozione da grande schermo a suon di elaborati effetti visivi. La frase dal film:
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