12 Dicembre 2007 - Conferenza stampa
"Una moglie bellissima"
Intervista al regista e al cast.
di Federico Raponi

Una conferenza stampa, per la presentazione di "Una Moglie bellissima", monopolizzata da Leonardo Pieraccioni, che ha preso subito la parola. Presente anche il cast.

Leonardo Pieraccioni: con Veronesi ci siamo divertiti a scrivere iniziando da dove finivano tutti i miei film, che hanno per tema la rincorsa di un normotipo verso donne bellissime. Dopodichè si chiudeva la porta e uno pensava: "vivranno felici e contenti o si scanneranno come succede sempre?". I due protagonisti sono innamorati come non lo è più nessuno, "come Topolino e Minnie" dice la battuta nel film. L'11 Settembre dell'amore è stato quando Al Bano e Romina si sono lasciati. Anche Diabolik sta ancora con Eva solo perché si vedono ogni 7 numeri, altrimenti non ce la farebbero. Il mio è un film sul perdono. Una volta ero con la mia fidanzata e il mio prete mi disse: "dimostrerai l'amore se la saprai perdonare". Meraviglioso. Il protagonista ruba a sé stesso per ridare a sé stesso, aspetta e perdona. E' la cosa più bella, e non riesce quasi mai. Quando mi è veramente capitato di scoprire di essere tradito, compare Turiddu al confronto era di Torino. La gelosia è una sana vampata, in quel caso consideravo il tradimento un affronto all'uomo, non all'amore. Il film è anche sulla semplicità della provincia e un po' un atto d'accusa verso il mondo dello spettacolo: il fotografo arriva a minare un equilibrio, perché in effetti il passaggio dalla roulotte allo yacht è uno sconquassamento. Nei paesi ci sono personaggi fissi, quando la bella posa per un calendario fa eco molto più che in città. In provincia ci vivo e ci godo, ha una qualità della vita troppo meglio assai, quindi volevo far vincere il panino con la porchetta sul caviale. Ho anche fatto campeggio per anni, l'idea della proposta nasce da lì, quando dopo una serata, ubriachi, si comincia con: "quanto vorresti per tagliarti il mignolo, o per metterti uno sponsor in fronte?".

Lei perdona la moglie ma la rende zoppa…
Leonardo Pieraccioni: certo, la punizione un po' ci vuole…

Anche nella vita è ingenuo come il protagonista?
Leonardo Pieraccioni: tante volte ho provato a scrivere per me personaggi differenti. Per il film ho provato la parte di un dottorino cattivo, ma non ci riesco. Alla 5° riga già non era credibile. Di rado, anche Sordi ha interpretato dei cattivi, ma perdenti, non negativi fino in fondo. Se si è così - per caratteristiche anche fisiche - la soavità, la malinconia non le puoi cambiare. Con Veronesi la sperimentazione si è fatta, come ne "il Mio West" o "il Pesce innamorato", con un personaggio che scappa dal successo. Ma è stato un insuccesso, perché è un concetto che come fai a farlo capire in Italia? Nuti e Troisi hanno parlato del male d'amore, io invece scelgo sempre la leggerezza. Nel film dovevo essere io il fotografo, una pochade micidiale: lei non si innamorava di me, ed era sposata ad uno strangolatore in galera che usciva dopo la realizzazione del calendario. Ma dopo 30 pagine non funzionava. Come se Bruce Springsteen facesse un valzer.

Ha messo anche un po' di satira sociale…
Leonardo Pieraccioni: sì, mi divertiva innanzitutto l'idea di un personaggio che non si integrava nell'albergo alle Seychelles, se non con un suo simile. E poi c'è stato un film nel film: raccontavo dell'ICI e dell'IVA, come avevo già fatto ne "il Ciclone", e tutti ridevano, la battuta su noi italiani che siamo il 3° mondo viene da lì. Quando ho spiegato del gesto di scaramanzia del toccarsi le parti basse, ci hanno dato dei trogloditi, una figura di merda. Il giorno dopo mi salutavano toccandosi, e io gli spiegavo che era peggio, perchè vuol dire che porti sfiga…

Si aspetta un nuovo successo?
Leonardo Pieraccioni: i migliori complimenti sono quanto piace il film, non l'incasso. Una ragazza una volta mi ha fermato dicendomi: "ti ringrazio per tutti i momenti sereni che mi hai fatto passare", e Benigni per "il Ciclone" mi ha confessato: "è stato un paniere di grazia, io e Nicoletta siamo stati felici e contenti per tre giorni". Fatemi fare quel che mi riesce: la commedia. Ho la sindrome del cabarettista, voglio far ridere dall'inizio alla fine.

Un cinepanettone?
Leonardo Pieraccioni: avevo detto di voler uscire a ottobre, poi invece arrivato a pagina 40 ho pensato che mi piace il Natale, e che questa è la collocazione migliore. Comunque dei miei 8 film 4 sono usciti da Gennaio in poi, e il prossimo uscirà in un altro periodo. La data la decido io, e alla Medusa sono ben contenti dell'alternativa. A Natale non è il momento migliore, anzi c'è più concorrenza.

Perché la crisi del prete, nel film?
Leonardo Pieraccioni: ci piaceva il parallelo tra perdita della fede del prete e il dubbio del protagonista, che per un attimo perde la certezza e c'è la battuta: "basta crederci". Volevo fargliela ritrovare a colpi di "Grease", che è una piccola Bibbia.

La scelta di Laura Torrisi?
Leonardo Pieraccioni: è stato un caso. Durante il casting mi sono presentato con una foto di giornale con la foto di lei che pubblicizzava un reggiseno, perché volevo quel reggiseno e una interprete bella così. Quindi l'abbiamo contattata. E' andata bene, nei provini aveva l'incertezza e la soavità che serviva per la scena delle foto per il calendario. Il fatto che avesse partecipato al "Grande Fratello" l'ho saputo dopo. Mi aveva solo detto vagamente: "ho avuto un periodo difficile", perché chi è stato al Grande Fratello se lo porta addosso come una lettera scarlatta. Io pensavo fosse stata ad Alcatraz, e quando me lo ha confessato ho risposto che sarebbe stata meglio Alcatraz! Trovare lei è stata una fortuna, ma facendo film ogni due anni è più facile che capiti. Con i protagonisti che prendo c'è una affinità comica, di battuta. Si crea un gruppo, come quello che nel film si stringe intorno ad una persona che ha avuto un contatto con un mondo non suo. E poi ad Anghiari la gente è stata straordinaria, mentre a Roma ti frustano: per un altro film avevamo creato una fila di automobili, e tutti quelli che passavano mi offendevano dal finestrino. Non c'è pazienza.

E la vicina che resta ignota?
Leonardo Pieraccioni: la scena con lei è stata girata, chi è curioso può andarla a vedere sul sito del film. L'ho tagliata, come tante altre cose, perché giro molto di più del necessario. Per me 2 ore per una commedia sono troppe, deve durare massimo 1 ora e 35 o perdi l'attenzione. Quella scena durava 5 minuti, e interrompeva un momento struggente.

Lei ha anche la sindrome del fidanzato di miss Italia…
Leonardo Pieraccioni: un fidanzato del genere ha la scadenza come una mozzarella. Nella vita reale, la vera proposta indecente, come quella che viene fatta al protagonista, riguarda la propria credibilità. Ad esempio, io la pubblicità non la posso fare. Quando rifiutai una grossa offerta, mio padre mi disse: "avrai le tue buone ragioni", perché lui non le capiva. La libertà artistica è fare le cose che ti piacciono.

La vostra proposta indecente?
Gabriel Garko: una volta una signora mi ha offerto 50 milioni per una cena, ma ho rifiutato.
Massimo Ceccherini: mai ricevute. L'ho fatta, ma col cuore, a Gabriel, per girare il seguito de "i segreti di Brokeback Mountain"…

Ha la tendenza a creare un gruppo familiare, come a scuola…
Leonardo Pieraccioni: le compagnie stabili durano 30 anni. Scrivendo, parliamo come i nostri attori, e poi non c'è verso di litigare con loro.

Difficoltà?
Laura Torrisi: quelle di una che non ha mai recitato. Per me è un sogno che si realizza. Il personaggio mi somiglia tantissimo, leggendo il copione mi sono commossa. Io comunque non avrei tradito. Per le foto ero realmente imbarazzata, un calendario non ho mai voluto farlo.

E lei?
Leonardo Pieraccioni: potrei fare giusto il calendario per l'unione colesterolo, avendocelo tra l'altro.

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