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12 Novembre 2008 - Conferenza stampa
"The Orphanage"
Intervista al regista.
di Francesco Lomuscio
In occasione dell'uscita italiana di "The orphanage", apprezzato horror spagnolo vincitore di ben sette premi Goya, il giovane regista esordiente Juan Antonio Bayona ha incontrato a Roma la stampa.
La tradizione horror iberica, seppur poco conosciuta in Italia, va in realtà avanti da moltissimi anni; hai dei maestri a cui ti sei ispirato per "The orphanage"?
Juan Antonio Bayona: Sicuramente l'idea di girare un film così è nata dopo "The others", ma il maestro dell'horror spagnolo a cui mi sono ispirato è Narciso Ibañez Serrador, autore di "Ma come si può uccidere un bambino?" e, soprattutto, de "Gli orrori del liceo femminile", che riscosse grande successo.
Cosa pensi di questa recente esplosione dell'horror spagnolo?
Juan Antonio Bayona: Credo che molti film di genere, non solo horror, non si stiano producendo esclusivamente in Spagna, ma anche in altri paesi dell'Europa, come la Francia. E, anche se apprezzo i film americani, penso che gli horror europei siano più trasgressivi ed interessanti di quelli provenienti dagli Stati Uniti.
In "The orphanage" c'è forse qualche riferimento a "Lo spirito dell'alveare" di Victor Erice?
Juan Antonio Bayona: Sicuramente è stato un riferimento diretto, perché parla di fantasmi visivamente, ma non direttamente. Poi, il fatto che io abbia scelto Geraldine Chaplin per il ruolo di Aurora è un po' per fare da ponte con quei film che da bambino mi terrorizzavano, ma che poi con la crescita ho scoperto non essere appartenenti al genere horror.
Parliamo un po' della scelta stilistica.
Juan Antonio Bayona: Per me la scelta dello stile da imprimere al film è abbastanza istintiva, non pianificata. Diciamo che ho forse inconsciamente assorbito il concetto di suspense di Alfred Hitchcock.
Come è nato il rapporto con Guillermo del Toro, che ha prodotto "The orphanage"?
Juan Antonio Bayona: Ho conosciuto Guillermo circa quindici anni fa, quando, ancora minorenne, m'infilavo ai festival di cinema fantastico spacciandomi per giornalista (ride). Proprio facendo così riuscii ad intervistarlo e probabilmente rimase colpito da qualcosa di me, perché in seguito ho frequentato la scuola di cinema e gli inviavo sempre i miei lavori, poi, quando gli ho detto che avrei fatto il mio primo film si dimostrò interessato a produrlo ed una volta letta la sceneggiatura affermò che avrebbe voluto addirittura presentarlo.
Come mai il film è stato girato con tecnici esordienti?
Juan Antonio Bayona: Sicuramente perché era il modo più economico (ride). A parte questo, "The orphanage" non è solo il mio primo film, ma anche quello dello sceneggiatore, della montatrice, del direttore della fotografia e del musicista, tutte persone che avevano lavorato nei miei cortometraggi e spot pubblicitari. Ed il fatto di avere tutti questi giovani ha portato una certa freschezza alla lavorazione.
Invece, per il ruolo della protagonista hai sempre pensato a Belén Rueda?
Juan Antonio Bayona: Sì, ho pensato a lei fin dall'inizio perché aveva fatto un programma in televisione, poi ha interpretato un cortometraggio di un mio amico e "Mare dentro" di Alejandro Amenábar. E' un'artista fantastica.
Dopo i consensi ottenuti da "The orphanage" avrai sicuramente ricevuto molte proposte…
Juan Antonio Bayona: Sicuramente faccio ormai parte del gruppo di registi europei di genere che vengono chiamati ai festival. Per ora ho in progetto un film prodotto da Guillermo per la Universal che riguarda un'epidemia relativa alla paura instaurata dal governo americano sul popolo, poi dovrò fare un film spagnolo, del quale, però non posso dirvi nulla.
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