Sole a catinelle

"Monuments Men"

Intervista al regista e al cast.


di Elisa Giulidori10 febbraio 2014



Dopo la conferenza stampa poco interessante alla Berlinale, i protagonisti di "Monuments men" si sono rifatti ieri a Milano, dove tutto il cast ha animato una conferenza stampa divertente e interessante, a cominciare dal loro ingresso nella sala dove George Clooney scambia il suo nome con quello di Bill Murray, sedutogli accanto e questi cancella il suo nome dal cartellino e lo sostuisce con un "Help me".
Oltre a George Clooney, Matt Damon, Bill Murray, Jean Dujardin, John Goodman, Bob Balaban, Dimitri Leonidas e lo scrittore Grant Heslov, in sala c'è anche Harry Ettlinger, l'unico sopravvissuto dei veri Monuments Men, che nel film è interpretato dal giovane Dimitri Leonidas.



La prima domanda è rivolta a tutto il cast: la storia dei monuments men non è molto conosciuta neanche da noi europei, voi cosa ne sapevate prima? Come avete conosciuto la storia del personaggio da voi interpretato nel film?
Jean Dujardin: Io non conoscevo l'esistenza dei Monuments Men, sapevo che Hitler era un pittore frustrato che voleva creare il Fuhrer Museum. Il mio personaggio è fittizio, nessun francese faceva parte dei Monuments Men. Jean Claude è un mercante d'arte di Marsiglia, ed è molto onorato di far parte di questo gruppo perché così ha l'occasione di partecipare alla guerra. La forza del film, secondo me, è rappresentata proprio da questo gruppo votato alla missione.
John Goodman: Non sapevo nulla della loro esistenza, prima di leggere la sceneggiatura. Il mio personaggio è basato su una persona nata nella mia stessa città, Saint Louise, e c'era una sua scultura che conoscevo, il memoriale ai soldati della seconda guerra mondiale a Saint Louise, ma la storia in sé non la sapevo così bene.
Bill Murray: Sapevo solo quello che mi aveva raccontato Clooney. Sapevo che in quel periodo per tutta Parigi rubavano opere d'arte e che si sono contate circa 5 milioni di opere restituite, ma altrettante saranno state distrutte o mai ritrovate.
George Clooney: Non sapevo molto della storia, avevo visto un documentario che ne parlava, ma è stato Grant a darmi tutte le informazioni dopo aver letto il libro e me lo ha fatto leggere. Ho pensato fosse possibile farne un film interessante, ma non avevo idea del perché nessuno l'avesse mai raccontata. Sono stato contento di aver colto l'occasione per rendere omaggio ai nostri amici.
Matt Damon: Anch'io non conoscevo la storia. Il mio è un personaggio realmente esistito, era il curatore del Met e decide di mettere a repentaglio la sua vita per salvare queste opere d'arte. Che significato ha l'arte nell'essenza della nostra vita? Questa è la domanda alla base del film
Bob Balaban: Non sapevo nulla sui Monuments Men, e in particolare non sapevo che Hitler voleva distruggere tutto, così ho pensato a quanto fossero stati eroici. Il mio personaggio era veramente esperto del New York , come tutti i Monuments Men.
Dimitri Leonidas: Ignoravo tutta la storia. Quando mi hanno ingaggiato ho letto il libro e poi mi ha scritto Harry (Harry Ettlinger), ho una sua lettera in cui mi parlava della sua vita. Il contatto diretto con un personaggio è veramente vantaggioso quando devi interpretare qualcuno come lui. Quando hai una testimonianza diretta ti aiuta a capire il personaggio

La seconda domanda è per Bill Murray: Spesso l'abbiamo vista in ruoli molto particolari, come quello di Wes Anderson, come ha affrontato questo ruolo da classico film di guerra, anche se con sfumature che ricordano un personaggio di Mash?
Bill Murray: Preferirei parlare del film di Wes Anderson, ma non sono bravo a tradurre, non ho capito bene quel'è la domanda, ma George è qui e quindi parliamo di lui. Direi che andare a cena con Clooney è più divertente che mangiare insieme a Wes. George mangia molto salutarmente, beve molto di più di Wes il che mi rassicura. Wes Anderson è magrolino, ma mangia enormi quantità di cibo come se dovesse morire domani. Perché è importante per me come attore? Perché almeno con George se bevi almeno sai come affrontare le riprese, mentre con Wes mi prende un'angoscia terribile, perché capisco che fare un film con lui sarà un'esperienza eterna, sarà un fottutissimo film d'arte strapieno di take. George ha fatto un film che parla di arte, non un film d'arte. Quando penso al lavoro con lui, so che alla fine della giornata avremo finito di girare e potremo andare a bere

La domanda successiva è per George Clooney: Si avverte una leggerezza nei dialoghi, ricorda Mash di Altman. Come ha lavorato alla sceneggiatura dopo aver letto il libro, soprattutto per quel che riguarda dialoghi goliardici?"
George Clooney: Quando abbiamo iniziato a lavorare al film io e Grant abbiamo pensato ai film che ci piacevano, come "La Grande fuga", "I Guerrieri", "I Cannoni di Navarone", anche lì c'era una buona dose di umorismo. Inoltre è un film sull'arte, ma non volevamo fare una lezione di educazione civica, volevamo che il pubblico si divertisse. E poi, se ingaggi persone così per il cast, ti aiutano loro a rendere tutto divertente".

Ancora per Clooney: Quando si realizza un film ispirato ad una storia vera quanto spazio dà all'immaginazione?
George Clooney: Quando abbiamo fatto "Good night Good luck parlavamo di giornalisti, sui quali erano stati scritti molti libri, ma in questo film sapevamo che dovevamo essere accurati con i fatti storici, ma non propriamente sulle persone. Sullo schermo cerchi di rendere più divertente la storia, così abbiamo introdotto alcuni problemi e difetti dei personaggi che nella realtà non c'erano. In generale, però, molte delle cose che sembrano surreali in realtà sono avvenute veramente

Per Jean Dujardin: Lei si è trovato letteralmente immerso in un cast di vere e proprie stelle hollywoodiane, che cosa ha portato e come si è trovato?
Jean Dujardin: Cosa ho trasmesso a questa banda di attori? Il buon umore, la gioia, qualche canzone... però sono soprattutto loro che mi hanno dato molto. Sul set mi sono sentito per tutto il tempo 'il piccolo frenchie' e questo mi ha spinto a non esagerare con la recitazione, a evitare le grandi tirate. Comunque lavorare con George è rilassante, lui mangia mele tutto il giorno e anche a me piacciono molto!

Per Clooney: In "le Idi di Marzo" aveva diretto Philip Seymour Hoffman. Che ricordo ha della persona?
George Clooney: Siamo una comunità, un gruppo di attori e filmmaker e lui aveva un ruolo centrale in essa. Era un po' il cuore di questa comunità per molti aspetti. Anche se non era spesso il protagonista, in realtà finiva per essere centrale, e quando andava via lasciava un grande buco nelle scene e penso abbia lasciato un vuoto enorme nella nostra comunità

Per Damon e Balaban: Il cuore del film è la difesa della cultura, ma conta di più la difesa della cultura o il sacrificio di una vita umana? Voi cosa ne pensate a riguardo?
Matt Damon: E' la domanda cui i Monuments Men hanno risposto con la loro vita. Devo dire che avendo passato la mattina a vedere l'ultima cena… all'inizio del film ci sono cittadini italiani che rischiano la loro vita per salvare l'ultima cena, è un ottimo esempio
Bob Balaban: Sono tutte persone che non avrebbero potuto combattere e che hanno servito il loro paese grazie alle loro abilità, non potevano fare i soldati. Quando salvi un'opera d'arte salvi l'essenza di una cultura, e loro non hanno salvato un'opera d'arte a caso, hanno salvato tante opere, una cultura

Per Clooney e Damon: Cosa rappresenta questo progetto per voi, non solo come artisti, ma anche come uomini?
Matt Damon: Ho potuto lavorare con un regista con cui volevo lavorare, ed è un bene per la mia carriera. Personalmente, mi sono sentito fortunato a raccontare una storia così importante che desse un messaggio così rilevante. Mi sento grato di aver fatto parte di un grande cast
George Clooney: Direi la stessa cosa. Pensavo che la storia dovesse essere raccontata; Hollywood ama fare film sulla seconda guerra mondiale, ma questa era una storia inedita. Inoltre lavorare con i miei amici mi fa sempre piacere

Per Murray e Damon: "Visto che Clooney e Damon sono amici, ci sono stati favoritismi sul set? E per Damon, qual è il bello e il brutto di lavorare con un amico?"
Bill Murray: In realtà ero un po' invidioso di Matt perché ha recitato con l'unica donna del film che è Cate Blanchett, lei è bravissima e se avesse lavorato con noi sarebbe stata molto più carina e più brava. Ma forse George non l'ha messo insieme a noi perché poi, vista la sua bellezza, sarebbe risultato il più carino del gruppo, facendoci sfigurare. Invece, con Cate è lui a sfigurare. E gli sta bene! Molti di noi considerano George un buon amico più di quanto Matt lo consideri adesso. Ora però vogliamo tutti lavorare con David O. Russell
Matt Damon: Quando lavori con un amico, non ti fa sconti, ti dice schiettamente quello che pensa. Ti permette di non essere diplomatico. George mi dava degli appunti, dei consigli: "perché non sei bravo come l'altro attore qui?", "intendi te?", "sì, ho consigli solo per te e non per me!" e poi ancora "Cate è molto meglio di te!". Ho imparato a essere umile
George Clooney: Anche questa volta capirò come questa battuta, quando verrà scritta sui giornali, non funzionerà e mi renderò conto di quanto sono idiota
Matt Damon: Ok, George non mi ha mai trattato così

Per Goodman: conferma quello che hanno detto della vita sul set?
John Goodman: Bill è vicino a me, quindi confermerò tutto quello che ha appena detto. E' stato bellissimo girare il film insieme


A questo punto Bill Murrey versa sulla testa di John Goodman un po' d'acqua della bottiglietta come a voler battezzare ciò che ha affermato.

Per Grant Heslov: La storia di Monuments Men è in realtà molto, molto attuale. Non sono stati ancora trovati tutti i cimeli, a Washington c'è appena stata una conferenza mondiale in merito. Come si pongono i singoli governi riguardo a ciò, in particolare l'Italia?
Grant Heslov: Non so l'Italia che posizione abbia
Matt Damon: Magari verrà scritta un altro libro?
Robert Edsel (autore del libro alla base del film): Penso che l'Italia dovrebbe affrontare la cosa per via delle esportazioni. Se l'Italia insisterà su questo punto, credo che però dovrebbe essere anche trasparente sui tesori che ha nei suoi musei che magari appartengono a qualcun altro. Persone prima di noi hanno rischiato la loro vita per salvare posti come il cenacolo, spero che il film sensibilizzi le coscienze di tutti a riguardo.

Per Leonidas: Lei è l'unico che ha conosciuto il "suo personaggio". Che tipo di rapporto si è instaurato tra di voi?
Dimitri Leonidas: Non ho incontrato Harry durante le riprese, ma mi ha mandato una lettera in cui mi raccontava la sua storia, la sua vita e il suo punto di vista in quegli anni. Come attore cerchi sempre di dare del tuo meglio in ogni film che fai, ma il fatto che ci sia qualcuno che vedrà la propria vita ritratta ti dà maggiore responsabilità, sono curioso di sapere come si sente vedendo la mia performance. E' una storia incredibile, ma è tutta vera
George Clooney: Parlando di accuratezza, Dimitry interpretava Harry, e Harry lasciò la Germania a 13 anni, il giorno dopo il suo bar mitzvah perché era un ebreo in pericolo. E' andato a New York, è finito nell'esercito per combattere per il suo nuovo paese. In Germania non aveva il permesso di vedere un quadro di Rembrandt, ma poi riuscì a farlo durante la guerra

Per Clooney: Oltre all'omaggio al passato c'è una riflessione sull'arte. Cosa ne pensa dell'incuria? E' a conoscenza delle polemiche sui nostri Musei, sulla cultura non esaltata come dovrebbe...
George Clooney: Quando una nazione ha problemi economici, la prima cosa che attua sono i tagli alla cultura. Non è una sorpresa insomma. Non abbiamo fatto nulla per salvare i musei a Baghdad, ed è stato un disastro… Hitler non voleva solo rubare le opere, le aveva anche distrutte per cancellare la cultura oltre a uccidere le persone, come se non ci fosse mai stata una cultura collegata ad esse. Prima della tv e del cinema c'erano gli affreschi, ed è grazie a loro che sappiamo come eravamo una volta. Insomma, i quadri ci dicono chi siamo ed è importante per tutti. Soprattutto nei momenti di difficoltà, dobbiamo resistere e preservare le opere

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