Che la fine abbia inizio
Che la fine abbia avuto inizio: smembrando la saga "Prom night"
Alla fine, la febbre del remake che attanaglia i produttori americani del terzo millennio ha fatto sì che anche il dimenticato "Prom night" avesse il suo rifacimento, intitolato in Italia "Che la fine abbia inizio".
Quindi, è arrivato forse il momento di rinfrescare la memoria con una rispolverata del lungometraggio originale e dei suoi seguiti.
Non entrate in quella casa (Prom night, Canada 1980)
Si comincia con l'accidentale morte della piccola Robin Hammond per mano degli amichetti che stanno giocando con lei, i quali giurano di non rivelare a nessuno quanto accaduto.
E si prosegue sei anni dopo con il progressivo sterminio dei cresciuti responsabili ad opera di un ignoto assassino il cui volto è coperto da un passamontagna, durante un ballo scolastico alla "Carrie-Lo sguardo di Satana" (1976).
Lo spettatore deve però munirsi di tanta pazienza, perché questo fiacco derivato di "Halloween-La notte delle streghe" (1978) - dal quale riprende perfino l'attrice protagonista Jamie Lee Curtis, che qui affianca Leslie Nielsen - porta in scena i tutt'altro che memorabili omicidi, eseguiti con accetta e coltello, soltanto dopo un'ora di pellicola che il regista Paul Lynch, poi dedicatosi quasi esclusivamente alla televisione (e non poteva essere altrimenti), riempie di inutili e noiose chiacchiere.
Viene da chiedersi come sia possibile che lo sceneggiatore Kevin Williamson lo abbia nominato, insieme al citato capolavoro carpenteriano, tra i suoi cult d'ispirazione per la stesura del copione di "Scream" (1996).
Prom night 2-Il ritorno (Hello Mary Lou: Prom night 2, Canada 1987)
Dalle nostre parti era stato annunciato come "Non entrate in quella scuola", poi è finito direttamente in vhs a inizio Anni Novanta e, qualche tempo dopo, c'è stato perfino chi ha provato a lanciarlo in sala con il titolo "Quel maledetto ultimo giorno di scuola", nello stesso periodo in cui veniva già tranquillamente trasmesso in tv.
Al di là delle solite assurdità legate ai furbacchioni distributori italiani, il tardo sequel di "Non entrate in quella casa", voluto dal produttore Peter R. Simpson, non ha nulla a che vedere con il film del 1980, tanto da azzardare la carta del soprannaturale
Con un soggetto tutto nuovo, infatti, il solito manipolo di studenti in calore deve questa volta vedersela con la furia vendicativa della fedifraga Mary Lou Maloney, bruciata viva nel 1957 a causa di un brutto scherzo giocatole dal fidanzato geloso e reincarnatasi nell'innocente Vicky per scatenare l'inferno al ballo di fine anno scolastico.
Nome di spicco del cast il Michael Ironside di "Atto di forza" (1990), qui nei panni del preside, per un tipico horror seriale degli Anni Ottanta che, condito con buoni effetti speciali, rimane senza infamia e senza lode, seppur superiore al capostipite grazie a qualche momento memorabile (da antologia la ragazza schiacciata viva nell'armadietto).
Al timone di regia il televisivo Bruce Pittman.
Prom night 3-L'ultimo bacio (Prom night 3: The last kiss, Canada 1989)
Affiancato dal produttore Peter R. Simpson, lo sceneggiatore Ron Oliver, che aveva esordito con lo script di "Prom night 2-Il ritorno", passa dietro la macchina da presa per dirigere questo terzo capitolo le cui fattezze, ancor prima che a un sequel, lo rendono simile a un remake del tassello precedente.
Infatti, ne è ancora protagonista la Mary Lou Maloney arsa viva nell'incendio del 1957, che evade questa volta di persona dall'inferno, trent'anni dopo, al solo fine di tormentare il liceale Alex Grey, costretto ad assecondarla nel sesso e nei suoi grotteschi omicidi ai danni di professori e studenti.
A conferire un taglio quasi fumettistico all'insieme provvede una spruzzata d'ironia, rendendolo il più piacevole episodio della dimenticabile tetralogia, mentre la sexy ritornante usa perfino coni gelato come pugnali e versa acido per batterie sulla testa di una vittima.
E nella parte finale trovano spazio anche gli zombi.
Discesa all'inferno (Prom night 4: Deliver us from evil, Canada 1992)
Diretto dal Clay Borris regista di "Dove l'erba si tinge di sangue" (1986) e da non confondere con l'omonima pellicola erotica interpretata da Sophie Marceau, il quarto e ultimo "Prom night" tira in ballo un sacerdote pazzo che, responsabile nel 1957 dell'omicidio di una coppia di fidanzati, fugge oltre trent'anni dopo dalla prigione in cui la Chiesa lo aveva fatto rinchiudere.
Armato con una sorta di spada a forma di croce e ai danni, ovviamente, dell'ennesimo gruppo di giovinastri in vacanza.
Il risultato è uno dei tanti anonimi slasher-movie d'inizio Anni Novanta che, oltre a non aggiungere nulla di nuovo al genere, non dice niente di più neanche rispetto ai tre precedenti tasselli.
Francesco Lomuscio
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