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14 Ottobre 2006 - Intervista
"Nightmare detective"
Intervista al regista.
di Diego Altobelli
Shinya Tsukamoto presente all'ultimo momento per l'incontro con la stampa. Una conferenza iniziata timidamente, ma che ha saputo interessare i presenti e interrogarsi su vari temi difficili come la società, la morte e il sogno. Con un atteggiamento tipicamente nipponico, fatto di risposte brevi e sommesse, e sorrisi di circostanza, il regista si è concesso brevemente alla stampa. Un incontro veloce come il battito di ciglia in fase r.e.m…
Il tema del mondo onirico, perché proprio questo per il suo film?
Shinya Tsukamoto: Gli incubi mi spaventano da sempre, volevo utilizzare questo tema già ai tempi di "Tetsuo". L'incubo mi fa risalire all'infanzia, alle mie paure infantili. Mi spaventavano, ma mi davano anche gioia…
Il cattivo qui è una sorta di vampiro… il regista può assimilarsi a questa immagine?
Shinya Tsukamoto: Credo di sì… anche se ammetto che il paragone tra le due figure mi è venuto casualmente.
Esiste una commistione manga- cinema?
Shinya Tsukamoto: Non credo che il cinema giapponese si possa assimilare agli anime o ai manga. Parlando più nello specifico di me e del film, in effetti sono cresciuto con i cartoni animati e l'immaginario dei manga… quindi probabilmente ne risento inconsciamente nei miei film, ma non mi sento di generalizzare troppo il discorso a tutto il cinema del mio Paese.
Il suicidio fa parte della società moderna?
Shinya Tsukamoto: Sì, ed è esattamente ciò di cui volevo parlare nel film. Dovete spere che in Giappone esistono siti internet dove è addirittura possibile mettersi d'accordo per suicidi collettivi… Volevo fortemente trattare questo tema, in una società che non si interroga più su questo.
Cosa lega questo film a "Snake of June" e "Vital"?
Shinya Tsukamoto: Nei miei lavori cerco sempre di trovare un collegamento tra la metropoli e l'uomo. Questa volta volevo fare una cosa diversa, più naturalistica, ma la forza della trama mi ha costretto a tornare sulle mie idee e esplorare nuovi punti di vista.
Per questo film si è rifatto agli studi di Freud o a studiosi del suo Paese?
Shinya Tsukamoto: A dire il vero no! Ho iniziato in effetti in questo modo, studiando libri, traendo ispirazione proprio da quel tipo di testi, ma in breve mi sono reso conto che non capivo granché! (ridendo) No, direi che mi sono impegnato a scavare più a fondo nella mia coscienza e nelle mie dimensioni oniriche personali…
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