29 Settembre 2008 - Conferenza stampa
"Miracolo a Sant'Anna"
Intervista al regista e al cast.
di Diego Altobelli

Dopo un'estenuante pellicola e la parentesi di un rinfresco a base di pizzette e succhi di frutta, ci attendeva la conferenza stampa dove era presente tutto il cast. Sorpresa: anche l'autore del romanzo James McBride che ha tenuto a scusarsi pubblicamente con i lettori e il pubblico italiano (magari figli di partigiani), specificando che la sua opera voleva essere una versione romanzata e, per questa ragione, per lo più inventata dei fatti avvenuti nel 1944. Spike Lee no, invece. Lui di chiedere scusa non ne ha sentito il bisogno e anzi ha sottolineato il contrario. Evidentemente a volte, più dell'arte, dà alla testa l'illusione di saperla usare sempre.

Spike Lee, come mai l'idea di utilizzare il tradimento di un partigiano per giustificare il massacro a Sant'Anna?
Spike Lee: E' un fatto che mi ha colpito moltissimo. E' un evento di cui si sente e si è sentito parlare pochissimo. Ci sono molte versioni a riguardo e naturalmente io ho seguito quanto vi era scritto sul romanzo. Credo che sia fondamentale, quindi, soffermarsi sul fatto in se stesso: sulla strage.

Ha avuto ispirazioni visive per la regia di questo film?
Spike Lee: Naturalmente abbiamo visualizzato parecchi film, anche molto vecchi al fine di documentarci. Credo che si possono cogliere molti riferimenti, ma non volevamo copiare nessuno.

Il film finisce con un lungo canto su sfondo nero, quasi fosse un minuto di silenzio: pensa che il pubblico ne coglierà il senso?
Spike Lee: Volevo realizzare un film che potesse avere un respiro ampio e potesse dare più punti di vista. Spero che il pubblico colga soprattutto questo aspetto.

Nel film si combatte per la libertà. E' la stessa che abbiamo oggi?
Spike Lee: Certamente l'11 settembre ci ha resi più sospettosi e meno tranquilli. Credo che per uno straniero questo aspetto sia quello che più salta all'occhio. Ma la libertà, e il suo significato, rimane comunque lo stesso.

Di questo episodio storico, qual'è l'aspetto che l'ha colpita di più?
Spike Lee: Innanzitutto mi ha colpito il romanzo. Inoltre l'incontro tra i soldati e questa piccola comunità italiana…

Secondo lei, quanto peserà il colore della pelle alle prossime elezioni?
Spike Lee: Ci sono parecchie persone che odiano Obama per il colore della sua pelle. Sinceramente credo che vincerà comunque a prescindere da quello. Del resto, se avessero votato per lui solo gli afro americani, non sarebbe arrivato dove è ora.

Come risponde alle critiche feroci ricevute sui giornali per i suoi ultimi film?
Spike Lee: La risposta migliore a questa domanda è il silenzio. Sono un artista, in quanto tale non mi interessa se Variety o un'altra rivista stronca una mia pellicola.

James McBride, perché ha scelto di raccontare il tradimento di un partigiano?
James McBride: Si tratta di una storia di finzione e ci tengo a sottolinearlo. La cosa che mi colpì di più quando visitai Sant'Anna è che nessuno parlava più di quel fatto. E quando chiedevo notizie, mi venivano date versioni contrastanti. Quindi ho dovuto decidere se realizzare un romanzo o scrivere un libro di storia. Ho fatto del mio meglio per non offendere nessuno, e se questo, in qualche misura, è successo, chiedo scusa.
Spike Lee: Sinceramente, io che ho diretto il film invece, non credo di dover chiedere scusa a nessuno. Questa controversia su ciò che avvenne dimostra invece che da dire c'è ancora molto.

Valentina Cervi, come ha preparato il suo personaggio?
Valentina Cervi: Sono cresciuta con i film di Spike Lee e ho amato tutto il suo Cinema. Le sue donne non sono mai stereotipate e dimostrano una forza e una profondità ammirevole. L'incontro con Spike è avvenuto in maniera molto ordinaria: con un provino!

Pierfrancesco Favino, come si è preparato per questo ruolo?
Pierfrancesco Favino: Quando lavoro su un personaggio mi appoggio a quella che è la mia conoscenza e la mia storia. Leggo più volte la sceneggiatura, naturalmente, e poi lavoro sul passato del personaggio che devo interpretare. Sono contento di aver interpretato questo ruolo in quanto sento di aver restituito la memoria di un uomo che ha vissuto e combattuto, fino alla morte, per un ideale. Sono figlio di partigiani e sento che sia questa l'eredita' che mi hanno lasciato.

Finita la conferenza stampa ci alziamo tutti un poco indispettiti. Non tanto per quello che è stato detto, ma per il come. Ed è esattamente la stessa cosa che si può dire per il film!

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