03 febbraio 2004 - Conferenza stampa
Intervista a Isabel Coixet
di Valeria Chiari
Ad un certo punto Anne si trova a fare la spesa in un supermercato di un centro commerciale e afferma che in posti come quello nessuno pensa alla morte e che in fondo sono stati inventati proprio per quello. È una riflessione che le appartiene?
Anne sta vivendo un momento di estrema lucidità in cui ogni più piccolo gesto e pensiero assume una importanza tutta particolare. Si rende conto che è stata proprio la superficialità con cui ha vissuto fino a quel momento a farle dimenticare che la sua vita poteva finire in un momento qualsiasi. Trovo che in nessun altro posto come nei centri commerciali la percezione della morte è più irrilevante: in quei posti tutti i sensi quasi si addormentano e ci si perde nel vedere ed osservare e magari anche desiderare tutte quelle centinaia di cose diverse. Lì riusciamo a dimenticarci di noi stessi e quindi della nostra precarietà.
Lei è anche regista di numerose pubblicità. Una esperienza importante o solo un modo per guadagnarsi da vivere.
Tutte e due le cose. Ho fatto i miei film per il cinema grazie ai soldi che mi dava la pubblicità, ma ho anche imparato moltissimo. Innanzitutto mi ha insegnato a stare dietro la macchina da presa e a vedere e quindi a capire meglio quello che guarda lo spettatore. Ho imparato a raccontare le storie in modo sintetico ed essenziale e soprattutto ad utilizzare una tecnologia di grande qualità e di lavorare con tecnici straordinari.
E anche con attori molto celebri?
Si è vero. Ma devo dire che non è la cosa che mi attira di più. È anche per questo che per i miei film scelgo sempre degli attori diciamo più "indipendenti". Il dialogo con loro è più facile e immediato, e non si deve passare prima attraverso centinaia di agenti, segretarie e assistenti.
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Isabel Coixet - I film:
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