08 Marzo 2006 - Conferenza Stampa
"La fiamma sul ghiaccio"
Intervista al regista e al cast.
di Federico Raponi


Presentato in conferenza stampa alla Casa del Cinema di Roma il nuovo film di Umberto Marino, "la fiamma sul ghiaccio". Presenti il regista, gli attori Raoul Bova e Max Giusti, il produttore Alessandro Jacchia.

Alessandro Jacchia: è la nostra prima distribuzione. Come Albatross lavoriamo per la TV da tre anni. Abbiamo cominciato con il cinema quando ci siamo trovati di fronte il buon copione di Marino e la disponibilità di Bova. Poi il film ha incontrato difficoltà distributive" (è pronto dal 2004, ndr).

Come ha origine l'idea del racconto?
Umberto Marino: è stato ispirato inizialmente da un articolo sulla storia d'amore tra due "matti", dai contorni un po' da Maurizio Costanzo Show, con i vicini che non li accettavano. Questi aspetti non mi interessavano, qui infatti la società esterna è solidale. Volevo una storia d'amore assoluta.

Raoul Bova, come si è calato nel personaggio? Ha guardato a pellicole come "Forrest Gump", "Rain man", "A beautiful mind"?
Raoul Bova: l'ho preparato insieme ad Umberto, che lo aveva già in mente. Ho visto i film che lei ha citato. All' inizio mi sono detto che non volevo fare un'interpretazione simile, poi ho pensato che fosse una limitazione, perché più o meno i personaggi hanno le stesse caratteristiche. Dovevo sentirmi libero. Ho frequentato un ragazzo affetto da questa sindrome, contattando prima uno psicologo che segue tali casi, il quale ci ha messo in relazione con il paziente più avvicinabile, con cui c'è stato un approccio delicato. E' un patito di cinema, quando siamo entrati in confidenza faceva sempre domande ed ha chiesto un piccola apparizione da comparsa. Gran parte del personaggio è dedicata a lui.
E' il ruolo che tutti gli attori sognano di fare. Regista e produttori hanno rischiato ed ho avuto una grande opportunità. Dimostra quello che vorrei fare in Italia, qualcosa che mi da molto per la recitazione, i personaggi, le storie. Dopo tanti anni di carriera ti vengono molti dubbi sulle tue capacità, e forse in quel momento avevo bisogno di conferme. Con il resto della troupe siamo entrati in sintonia, si sono messi in relazione con gli attori. Per le luci e le inquadrature si adattavano alle mie esigenze. Ero totalmente libero di essere personaggio.

Il rapporto tra follia e amore?
Umberto Marino: l'amore quando è tale è malattia mentale. Nella storia, le fasi di innamoramento e corteggiamento sono quelle abituali, come anche il primo appuntamento, tradimento, gelosia, tenerezza al di fuori di condizionamenti sociali, tra due persone che vogliono farsi caldo. Per il personaggio interpretato da Donatella Finocchiaro (assente perché impegnata a teatro, ndr) avevo due punti di riferimento. Uno è la poetessa Alda Merini, che ammiro. Le poesie nel film sono state scelte e rielaborate tra quelle di pazienti pubblicate da un'associazione di Torino. L'altro è l'opera di Von Kleist, scrittore romantico trascurato, contemporaneo di Goethe e suicida.

Una parte importante la riveste la musica…
Umberto Marino: Nei film amo le colonne sonore contemporanee, che però costano circa tre miliardi delle vecchie lire. C'era la fortuna di avere persone inserite nei posti giusti a cui ho chiesto "chi è che sta nelle cantine che potrebbe essere interessato?". Bindi a suo tempo era emarginato per le sue scelte sessuali, ma è un autore di grande modernità. Vargas è tipo una Piaf sudamericana, le Cocorosie hanno scalato le classifiche dopo il film.

I riferimenti cinematografici e la direzione degli attori?
Umberto Marino: La citazione cosciente è quella de "la strada". Per il resto, nella memoria di chi fa cinema quello che si è visto si sedimenta.
All'inizio si è posto il problema del punto di vista tecnico del protagonista, senza "l'amour fou" della ragazza la storia non nasce. Si può fare un parallelo con "84 Charing Cross Road", che si basava sulla capacità di mezze tinte di Hopkins. Qui il ghiaccio aveva bisogno di scricchiolii, di leggeri smottamenti. Se poi uno azzecca l'attrice, è fatta. Sono due attori e due ruoli così diversi… Donatella è una sorta di Mastroianni, una casinara, ha meravigliose imperfezioni tecniche, entra ed esce dall'inquadratura, segue la sua ispirazione. Si è creato un equilibrio col silenzio necessario per Bova. Abbiamo girato in alta definizione, per ripetere anche tre volte una scena e arrivare ad un crescendo.

Nell'immediato futuro?
Alessandro Jacchia: una serie TV scritta e diretta da Marino, girata parte in Messico e parte in Italia. Il titolo dovrebbe essere "Ultimo volo.

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