01 Novembre 2011 - Conferenza
"Il cuore grande delle ragazze"
Intervista al regista e al cast.
di Francesco Lomuscio

Affiancati dai protagonisti Micaela Ramazzotti e Cesare Cremonini, i produttori Antonio Avati e Giampaolo Letta sono approdati presso il Festival Internazionale del Film di Roma per presentare “Il cuore grande delle ragazze” di Pupi Avati. Assente in conferenza proprio il regista, colpito da un malore due giorni prima.

Antonio Avati: Prima di cominciare, volevo mettervi al corrente del fatto che mio fratello sta bene, è uscito un quarto d’ora fa dal Policlinico Umberto I per prendere parte stasera al red carpet per il film. Posso rassicurarvi che il cuore non c’entrava nulla con il malore, si è trattato con ogni probabilità di una congestione gastro-alimentare per un cibo avariato.

Come è stato per gli attori lavorare con Pupi Avati?
Micaela Ramazzotti: Io i fratelli Avati li ho conosciuti quindici anni fa, quando Antonio mi pescò praticamente dal nulla. Mi diedero un piccolo ruolo in un film da loro prodotto che s’intitolava “La prima volta”, poi per Pupi lavorai ne “La via degli angeli”, dove dovevo solo pedalare in bicicletta e suonare una trombetta. Poi, è arrivata la chiamata per questo film, che è quello in cui mi sono divertita di più in assoluto, perché mi sono sentita libera.
Cesare Cremonini: Io ho ricevuto la chiamata da Pupi in un pomeriggio inaspettato l’anno scorso e credevo si trattasse di uno scherzo. Quando ho sentito che nel film ci sarebbe stato Andrea Roncato ho detto subito che avrei voluto interpretarlo. Pupi mi aveva visto nella trasmissione televisiva “Very Victoria”.

Pupi Avati, una volta, ha confessato che per trent’anni si è addormentato preparando il discorso in inglese per la Notte degli Oscar. Lo ha preparato anche per questo film?
Antonio Avati: Sì, lo ha preparato (ride).

Questo film è a basso budget…
Antonio Avati: Sì, diciamo che è un film a basso budget, ma non troppo (ride). Abbiamo risparmiato rispetto ai precedenti film, grazie anche al supporto della Regione Marche, ma anche perché è stato prodotto insieme a “Se sei così ti dico sì” con Emilio Solfrizzi. E Pupi è tornato all’entusiasmo della troupe leggermente ridotta.
Giampaolo Letta: Aggiungo soltanto che un maestro come Pupi Avati riesce a realizzare film produttivamente ricchi, ma con budget contenuti.

Nel film la donna perdona. Oggi ancora è così?
Micaela Ramazzotti: Le donne prima avevano il talento di sopportare il tradimento, oggi hanno la capacità di comprendere la fragilità dell’animo umano. Io sono sposata, ma se mio marito mi tradisce lo ammazzo (ride).

Parlateci un po’ dell’alito biancospino che c’è nel film…
Cesare Cremonini: Credo che nasca dalla poetica di Pupi, fatta di ricordi fantastici, fiabeschi. Amo credere attraverso questo film che oggi possono ancora accadere cose fantastiche. Questo alito biancospino credo faccia contenta anche la mamma.

Tempo fa avete detto che non girate più a Bologna perché ha perso il sapore di provincia…
Antonio Avati: Un po’ di sapore di provincia l’ha sicuramente perso, perché i bolognesi nati a Bologna ora, con ogni probabilità, sono pochi. Un elemento che, ogni tanto, ci sta costringendo a rappresentare Bologna altrove è anche la saturazione dei bolognesi, nel senso che, a volte, si è manifestato fastidioso il fatto di bloccare le strade della città per girare film.

Come definirebbe Micaela Ramazzotti Pupi Avati?
Micaela Ramazzotti: Pupi è il più grande romanziere di tutti i tempi. Per me, far parte di un suo film è stato come entrare in un monumento. Pupi è ironico, pungente, ma anche dolce e sentimentale e io amo la sua filmografia. Antonio, poi, posso dire che ha una grande capacità di trasportare tutti. Io sono grata ai fratelli Avati.

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