14 Aprile 2008 - Conferenza stampa
"Un amore senza tempo"
Intervista al regista.
di Diego Altobelli

Presenzia la conferenza stampa di "Un amore senza tempo" il regista della pellicola, Lajos Voltai.

Quando ha deciso di intraprendere anche la carriera di regista?
Lajos Voltai: Devo dire che per me non si è trattato di un grande passo, direi piuttosto che mi sono semplicemente spostato di posizione! Ho sempre lavorato a stretto contatto con i registi, ho realizzato oltre settanta film, girato il Mondo... Quando ho realizzato "Fateless" la regia mi era stata affidata dall'autore del romanzo: voleva mostrare l'olocausto attraverso un punto di vista nuovo, diverso.

E' stato difficile dirigere un cast così importante?
Lajos Voltai: No, non è stato così difficile. E' stata una esperienza incredibile e anche se sono i nomi femminili più importanti che potessi avere per un film, direi che non è stato difficile rapportarmi a loro. La prima che ho incontrato è stata Vanessa Redgrave che subito, nella hall di un albergo, mi ha riempito di domande sul film "Fateless" che aveva visto la sera prima e che l'aveva colpita tanto. E' nato un bel dialogo, e abbiamo quindi iniziato a parlare del film. Lei non era molto convinta sulla parte che volevo affidargli, ma alla fine ha accettato. E' stato un gesto incredibile.

Come è stato adattare il romanzo al film?
Lajos Voltai: Quando mi hanno proposto la regia, la sceneggiatura era già pronta. Mi ricordo che sono stato più di mezz'ora al telefono con sei persone che volevano sapere come volessi realizzare il film. Come una specie di esame, nervoso, ricordo che non è stato per niente facile anche perché loro non dicevano nulla e facevano parlare solo me. Alla fine, si sono convinti e con entusiasmo mi hanno affidato la regia. Della sceneggiatura non ho cambiato molto perché mi sembrava già molto buona. Era incentrata sul passaggio del tempo e questo era ciò che volevo, quello che avevo immaginato. L'unica modifica che ho apportato è nel rapporto tra le due sorelle, su cui ho tagliato e inserito parti di dialogo. Ma alla fine è rimasta più o meno la stessa. C'è da dire anche che il libro originale - "Evening" - era molto più denso di personaggi e situazioni e un adattamento fedele sarebbe stato impossibile. Sono contento che anche la scrittrice del romanzo l'abbia capito e ci abbia aiutato. Su "Fateless" invece andò diversamente e fu più semplice in quanto l'autore del romanzo scrisse anche la sceneggiatura.

Come è il suo sguardo rispetto a questa storia totalmente al femminile?
Lajos Voltai: Secondo me non è un film di sole donne. Certo, queste sono predominanti e portano avanti la storia, ma in realtà ci sono anche due personaggi maschili molto importanti, Harris e Buddy. E' un film che parla di tutti e a tutti, una pellicola che si rivolge al Mondo. Un Mondo molto insicuro, oggi, e volevo trasmettere questa insicurezza anche dalla pellicola. Volevo parlare della difficoltà di fare delle scelte e di potare avanti il peso che queste hanno.

Lei che ha un passato di direttore della fotografia, come ha lavorato sull'immagine?
Lajos Voltai: Non è stato facile staccarmi da quella inclinazione. Diciamo che io avevo perfettamente in mente la scena che volevo descrivere, e quindi l'andavo a riferire al direttore della fotografia. Creavo prima la scena, poi lui metteva le luci e le usava per enfatizzarla.

Come ha convinto un cast così importante?
Lajos Voltai: Posso fare un esempio che vale per tutti: Glenn Close. Io e lei ci conosciamo da tanti anni, gli feci leggere la sceneggiatura e lei, pure se entusiasta, riteneva la sua una parte molto piccola, marginale, che non la rifletteva. Poi però ho insistito soprattutto su una scena, quella della morte di Buddy, che secondo me solo lei poteva realizzare con la stessa intensità e commozione. L'ho convinta così, e ogni volta che vado alle conferenze mi chiedono proprio di quella scena.

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