Festival di Cannes 2010

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Il Diario da Cannes.
Il diario quotidiano dei nostri inviati con il resoconto di quanto accade al Festival, cinema ma non solo...



15.05.2010 - Finalmente troviamo un preferito in Mike Leigh…

Doppia sveglia per il quarto giorno. La prima arriva attorno alle due di notte quando uno dei quattro inquilini della camera, tra cui il sottoscritto, lancia un fischio che fa saltare dal letto gli altri tre. La ragione? Sarà banale dirlo, ma anche quando si condivide la camera con dei colleghi-amici, avere qualcuno di loro che accompagna le già troppo brevi notti con una colonna sonora fatta di respiri affannosi e assetti nasali storti solo un pochino, ma abbastanza per far sentire il suono di ogni respiro, la cosa non è piacevole. Sui quattro che siamo in camera, due di noi russano. E proprio loro due sono anche sempre i primi ad addormentarsi. Gli innocenti sono il sottoscritto e Manny (soprannome scelto l'altro ieri da una giornalista sudafricana al suo sesto drink durante una mini pausa cocktail: "Così silenzioso, ma con il sorriso di un buono. Mi ricordi il Mammuth di L'era Glaciale, quello che si chiamava Manny"), mentre aleggia ancora un po' di dubbi sul responsabile del fischio l'altra notte, tutti fanno finta di nulla. Diciamo pure che io so chi è stato e sono contento che abbia funzionato.
Le sei ore e mezzo di sonno sono state poi re-interrotte, stavolta non a sorpresa, dal suono della sveglia. Sono le sette, alle 8 e 30 inizia "Another Year", nuovo film del già Palma d'Oro Mike Leigh. Alle 8 e 20 siamo in sala. Non c'è quasi più posto, finché la ragazza addetta agli ingressi non fa la magia. Si avvicina all'ultima poltrona laterale di una fila e tira fuori dal bracciolo laterale della stessa, un'altra poltroncina, più piccola, ma comunque funzionale. Lo fa per ogni fila e noi ci sediamo a catena. Si inizia.
Quella che segue è una splendida pellicola di un anno della vita di una coppia di coniugi inglesi ormai prossimi alla terza età. Detta così potrebbe sembrare noiosa e invece è uno dei più bei film dell'anno, scritto, diretto e recitato straordinariamente. Ci auguriamo che vinca, almeno per ciò che abbiamo visto finora, sia il premio per la migliore attrice che la Palma d'oro per il film. Finalmente abbiamo un preferito.
Finito, ci rimettiamo subito in fila per il nuovo di Woody Allen, "You will meet a tall dark Stranger". Delusione. Allen non chiude nessuna delle trame aperte, non è spietato né divertente. Ok, parliamo comunque di un film che vi consigliamo, Allen è Allen ed ha alcuni momenti splendidi, ma il confronto tra aspettative e risultato è discordante in peggio. Ok che, come dice Shakespeare, "La vita non significa nulla", ma non è una giustificazione per dire poco e nulla anche al cinema.
Sono le 13 e 30 e si va direttamente a seguire la conferenza stampa di Allen che, accompagnato da Naomi Watts, Antonio Banderas, Josh Brolin, Freida Pinta e Anthony Hopkins, cita filosofi: "La vita è un incubo, un'esperienza oscura. L'unica salvezza è mentire, non smettere mai di cullarsi nelle illusioni. Altrimenti non puoi farcela. E non sono il solo a pensarlo, a farmi compagnia c'è gente come Nietzsche e Freud".
Si va in sala stampa, si scrive il più possibile, poi si va a cercare di vedere "Kaboom" di Gregg Araki, ma c'è troppa fila e non riusciamo ad entrare in tempo. Mentre rientriamo in sala stampa, incontriamo sulla strada un gruppo di persone che danno abbracci gratis. Visto che per chi scrive il 15 maggio è anche il giorno del suo compleanno, la voglia di avere un bell'hug free, fa piacere. Dato l'abbraccio, si ritorna a scrivere. L'appuntamento seguente è per le 19:30 con il film in concorso "Un homme qui crie". Siamo in Ciad, durante la guerra civile. Un papà manda il figlio in guerra, poi si pente e lo va a riprendere. Non succede nient'altro, e quello che vi abbiamo raccontato avviene solo negli ultimi minuti. Il caffè ci salva dal sonno, ma la tentazione è alta. Finisce il film e, possiamo, finalmente andare a cena. Si mangia tailandese, si festeggia a base di salse di soia e cose simili. Si torna a casa, si mettono in carica i cellulari e i portatili e si aspetta che i soliti due riprendano a russare e, qualcun altro, a fischiare nel bel mezzo della notte.

di Andrea d'Addio

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