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Sotto il vestito niente - L'ultima sfilata
E’ sulla versione cantata e riarrangiata della musica dello spogliarello di Melanie Griffith nel depalmiano "Omicidio a luci rosse" (1984) che apre il lungometraggio con cui lo specialista in commedie Carlo Vanzina torna alla suspense, genere cavalcato l’ultima volta tramite il dimenticabilissimo "Squillo” (1996), interpretato da Raz Degan.
Del resto, come nel film diretto dall’autore di "Scarface" (1983), a firmare la colonna sonora è il Pino Donaggio che già si occupò delle musiche di "Sotto il vestito niente" (1985), di sicuro il thriller più famoso della filmografia vanziniana, il quale, tratto a suo tempo da un romanzo di Marco Parma il cui titolo simboleggia il vuoto morale delle donne che sfilano sulle passerelle, spinse perfino il Dario Piana futuro regista de "Le morti di Ian Stone" (2007) a realizzare il riuscito "Sotto il vestito niente 2" (1988).
Quindi, affiancato in fase di sceneggiatura dall’inseparabile fratello Enrico e dal Franco Ferrini che ha curato gli script di "C’era una volta in America" (1984) di Sergio Leone e di molte pellicole dirette da Dario Argento, Vanzina propone una storia tutta nuova che, partendo dalla morte di una top model apparentemente uccisa da un pirata della strada, da un lato vede il Francesco Montanari della serie televisiva "Romanzo criminale" nei panni dell’ispettore Vincenzo Malerba, impegnato nelle indagini, dall’altro la venditrice di fiori Britt, con le fattezze di Vanessa Hessler, trasformarsi in una nuova potenziale vittima, dopo che viene reclutata dal famoso stilista Federico Marinoni alias Richard E. Grant per le sue sfilate.
E, tra una citazione televisiva per "La sconosciuta" (2006) di Giuseppe Tornatore e il sempre grande Ernesto Mahieux nel ruolo del giornalista più pettegolo della moda milanese, non manca la consueta voce ansimante dell’assassino al telefono, mentre il look generale rimanda non poco alla Milano da bere degli anni Ottanta, della quale proprio il figlio di Steno è stato uno dei più abili narratori su celluloide.
Con la risultante di un prodotto che, tutt’altro che volto alla sanguinolenta spettacolarizzazione della violenza e forte di un Montanari in chiave sicula capace di riconfermarsi tra le più felici scoperte cinematografiche italiane d’inizio XXI secolo, appare di sicuro dignitoso; anche se i momenti di tensione avrebbero meritato un più attento sviluppo (l’interessante sequenza in cui Virginie Marsan è assediata in casa dal maniaco è troppo breve) e chi ha un minimo di dimestichezza con il genere caro al succitato regista di "Profondo rosso" (1975) non fatica ad indovinare l’identità dell’omicida.
La frase: "Nel mondo della moda puoi contare su un solo vero amico: lo specchio".
Mirko Lomuscio
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