Sopra le nuvole
Nel marzo 1944 alcuni paesi dell’Appennino tosco emiliano (Monchio, Costrignano, Susano, Savoniero, Cervarolo) furono teatro di tremendi rastrellamenti e massacri effettuati dalla compagnia tedesca Hermann Goering. Non furono risparmiati neppure le donne e i bambini. Sopra le nuvole nasce dalla duplice esigenza di ricordare quei crimini efferati e di rendere onore alle vittime delle ultime fasi della Seconda guerra mondiale. Al di là di questo nobile intento si può dire che i pregi di questo film sono almeno due. In primo luogo si tratta di un film autoprodotto, quindi realizzato in mezzo a difficoltà enormi che si possono solo immaginare. La cosa più lodevole è stata però quella di coinvolgere nella realizzazione (quasi pasolinianamente) la popolazione locale, i discendenti delle vittime, chi porta nel proprio sangue il patrimonio di carne e memoria di chi è caduto preda della barbarie della guerra.

Quello che viene presentato in principio del film è un quadro idilliaco delle comunità montane emiliane, complice una sognante sovraesposizione della pellicola che richiama alle memorie lontane, ai ricordi più dolci dell’infanzia. I personaggi sono esposti in maniera affettuosa e partecipata e gli interpreti, benché non siano attori professionisti, comunque si gettano in questa impresa con cuore e generosità. La prima parte del film, pur dilungandosi molto, ha diversi spunti interessanti nella ricostruzione precisa ai limiti dell’etnografico delle tradizioni di quei paesi montani (il maggio, la danza dei gobbi) e la regia è improntata a una nobile sobrietà e a una semplicità dell’inquadratura comunque commendevole.

Purtroppo gli spunti positivi del film terminano qui. Gli attori improvvisati spesso arrancano sulle spigolosità di una sceneggiatura molto semplicistica nella trattazione dei dialoghi (es.: "Ma noi siamo poveri contadini!" "Sì, ma venderemo cara la pelle!"), e questo anziché conferire realismo agli eventi finisce per banalizzarli. La pellicola, anziché creare una sorta di percorso della memoria, forse schiacciata dall’importanza del suo compito, mostra semplicemente che alcune persone erano vive e sono state uccise, senza dare conto delle conseguenze storiche e sociali di quei massacri. Perché non se ne ha memoria? I carnefici sono stati perseguiti dalla legge? Domande che restano senza risposta. La rappresentazione che viene data dei tedeschi, in particolare del capitano, è macchiettistica e ricerca sullo schermo una sorta di "vendetta del grottesco" nei confronti del crudele capo della compagnia intitolata al maresciallo del Reich. Nonostante un inizio molto interessante Sopra le nuvole rientra rapidamente in una categoria di film convenzionali che si sperava dimenticata (viene in mente il morettiano Ecce bombo e i sidecar nazisti). Non resta che sperare che questa pellicola non diventi lo strumento di tortura nei confronti di generazioni di scolaresche innocenti.

La frase:
- "Quando è stata scritta la lettera?"
- "Un mese fa".

Mauro Corso

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