Sono un pirata, sono un signore
Un professore universitario con le fattezze di Francesco Pannofino e la sua assistente con quelle di Giorgia Surina, entrambi impegnati in un progetto di ricerca della Facoltà di Biologia Marina dell’Università di Milano.
Una parrucchiera napoletana con il volto di Veronica Mazza assunta per curare personalmente il look di una eccentrica e ricchissima nobildonna in vacanza in una crociera di fine anno.
Un marittimo, anch’egli napoletano, imbarcato su una nave mercantile ed interpretato dallo stesso Eduardo Tartaglia che – a tre anni da "La valigia sul letto" (2010) – troviamo, inoltre, dietro la macchina da presa per questo suo quarto lungometraggio da regista; il cui poker di protagonisti, casualmente riunito su una barca al largo delle coste africane, finisce sequestrato da un gruppo di pirati, facendo nascere una vicenda di rilevanza internazionale.
Una vicenda volta in maniera evidente a fondere i caratteri della commedia nostrana con le scenografie esotiche di quella avventurosa d’oltreoceano, man mano che i quattro, tra la paura per la loro sorte e l’incanto dei paesaggi, vengono a conoscenza di emozioni mai provate che li costringono a guardare dentro se stessi come mai prima.
Una vicenda in cui, al di là di Francesco Paolantoni in una breve apparizione, troviamo coinvolti, tra gli altri, Ernesto Mahieux, Stefano Sarcinelli – che si concede anche una assurda sequenza sotto la doccia – e un Maurizio Mattioli in grandissima forma che, oltre a camuffarsi da frate, riesce come sempre nell’impresa di strappare risate ogni volta che apre bocca (da antologia la battuta che tira in ballo Federico Moccia e Mike Tyson).
Del resto, sebbene, come c’era da aspettarsi, è sul lato ironico partenopeo che punta principalmente l’operazione, non possiamo certo negare che sia la accentuata romanità dell’interprete dei vanziniani "Un’estate ai Caraibi" (2009) e "Buona giornata" (2012) a regalare il maggior numero di occasioni di divertimento.
E, mentre viene ribadito che Peppino Di Capri non tramonta mai e non risulta neppure troppo nascosta l’aria della crisi lavorativa tricolore, tra gag e battute a sufficienza il Tartaglia regista – rispetto ai precedenti lavori per il grande schermo – si dimostra fortunatamente sempre più vicino ai ritmi cinematografici che a quelli teatrali... anche se rischia di eccedere in lunghezza (siamo vicini alle due ore).
La frase:
"Qui sono peggio di Napoli, sparano prima della mezzanotte".
a cura di Francesco Lomuscio
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