Poetry
Lee Chang-dong è uno dei più importanti e apprezzati registi coreani. I suoi film sono normalmente distribuiti in varie parti d’Europa che. Nel 2002 vinse il Premio Speciale per la regia alla Mostra del Cinema di Venezia del 2002 con Oasis, mentre cinque anni dopo, l’attrice protagonista del suo Secret Sunshine vinse il premio per migliore perfomance al festival di Cannes. Il ritorno del regista sulla Croisette, sempre in concorso, arriva con “Poetry”.
Al centro della storia vi è un’anziana signora cui da tempo è stata affidata l’educazione e la crescita di un nipote ora adolescente. Nel fiume vicino casa, la signora scopre il corpo di una ragazza da poco suicidatasi. Lo shock è forte, ma ancora di più lo è quando le viene rivelato che, a provocare la morte della giovane è stato un ingiustificabile atto di suo nipote. Obbligata a pagare una somma che non ha pur di mantenere il segreto sugli avvenimenti, la donna vivrà una crisi interiore che la porterà a un altrettanto tragico epilogo. La vita non è bella come appare.
La poesia che dà il titolo al film ha un duplice significato, sia narrativo sia metalinguistico. Parallelamente al fatto di cronaca, la protagonista vive, infatti, un graduale avvicinamento all’arte dello scrivere in versi. Intraprende così un percorso fatto non di tecnica da apprendere, ma di nuovi occhi con cui guardare l’intorno, la vita, la morte, ciò che per sessant’anni gli è passato accanto senza ricevere la giusta attenzione e apprezzamento. Allo stesso tempo, poesia è anche ciò che il regista vuole cercare di far trascendere dallo schermo allo spettatore. Le tante sequenze silenziose e di semplice osservazione che vive la protagonista, anche se eccessivamente ingenue per l’occhio di un occidentale, dimostrano una ricerca piuttosto alta di linguaggio. Purtroppo la parola non ha una grande resa visiva, ciò che è poetico nella vita reale non lo è automaticamente al cinema, dove il filtro della finzione può fare apparire tanti passaggi come furbi. E’ ciò che capita a questo film che paga anche una durata eccessivamente lunga (più di due ore) per tenere il cuore tra le nuvole, dondolando tra cielo ed inferi.
Bellissima però l’interpretazione della protagonista Yoon Hee-Jeong, di nuovo al cinema dopo quindici anni di assenza.

La frase: "Io, non posso".

Andrea D'Addio

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