Lei è troppo per me
Il Jay Baruchel di "Million dollar baby" (2004) è il giovane Kirk, addetto alla sicurezza aeroportuale che porta avanti la sua vita all’insegna dell’assoluta mediocrità, oltretutto desideroso di riconquistare la fidanzata Marnie, interpretata dalla Lindsay Sloane de "La sposa fantasma" (2008), la quale lo ha mollato per poi iniziare una storia con un altro.
La Alice Eve vista in "Sex and the city 2" (2010), invece, è la bionda Molly, creatura femminile talmente bella da rasentare la perfezione e che lo stesso Kirk stenta a credere si sia innamorata di lui.
Con un contorno che spazia dall’amica di lei Patty, con le fattezze della Krysten Ritter di "I love shopping" (2009), ai diversi colleghi di lavoro di lui, tra i quali T.J. Miller e Mike Vogel, entrambi provenienti da "Cloverfield" (2008), è sulla non troppo facile storia d’amore di Kirk e Molly che si costruisce il lungometraggio d’esordio dell’inglese Jim Field Smith, ostacolata proprio dalle opposte esigenze dei due: la ricerca della sicurezza da parte del ragazzo e il disagio arrecato dall’eccessiva bellezza della ragazza.
Quindi, con consueta colonna sonora costituita da orecchiabili hit ("Wannamama" di Pop Levi e "She’s so high" di Tal Bachman nel mucchio), presenza fissa di questa tipologia di commedie romantiche, si prosegue tra consigli degli amici e situazioni volte a divertire lo spettatore (tra cui quelle in cui ognuno dei due fa conoscenza con i familiari dell’altro), pur senza rinunciare a qualche gag che rasenta il trash.
Fino al frenetico epilogo, ambientato in aeroporto, di circa 104 minuti di visione che, ponendo al proprio centro la tematica del ritrovamento di se stessi, si rivelano non al di sotto della sufficienza ma in realtà in grado di regalare ben poche risate; oltre che piuttosto prevedibili e incapaci di aggiungere qualcosa di nuovo a quanto già detto dal filone, sebbene l’idea di partenza, in questo caso, fosse più originale del solito.
E, con ogni probabilità, ciò è dovuto alla provenienza del regista dall’universo dei cortometraggi, forse ancora inesperto nel lavoro sulla dilatazione dei tempi narrativi, tanto più che lo script per mano di Sean Anders e John Morris, autori del non disprezzabile "Sex movie" (2008), presenta solo una manciata di momenti interessanti.
La frase:
- "Sai quale è il tuo problema Kirk?"
- "Quale?"
- "Sei un uomucciolo"
- "Un uomucciolo..."
- "Un uomo cucciolo, le ragazze vogliono portarti a spasso, coccolarti, darti da mangiare ma... mai farsi illusioni: nessuna ragazza si fa un uomucciolo".
Francesco Lomuscio
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