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Scontro di civiltà per un ascensore a piazza Vittorio
Napoletana verace, Benedetta (Isa Danieli) è la portinaia di un condominio sito nel cuore dell’Esquilino, quartiere romano che, residenza borghese della burocrazia di fine Ottocento, ha finito per trasformarsi negli anni in un variegato luogo di approdo e stratificazione etnica e culturale.
Fidanzato con la fotografa Giulia (Kasia Smutniak), sua vicina di casa, Marco Manfredini (Daniele Liotti) è un avvocato con la testa sulle spalle, nonché fratello maggiore di Lorenzo detto il Gladiatore (Marco Rossetti), combina guai abituato a vivere di espedienti.
La signora Fabiani (Milena Vukotic), invece, è una donna di mezza età che, affezionatissima al suo adorato cane under-size Valentino, subaffitta l’appartamento all’equadorena Maria Cristina (Kesia Elwin), domestica trattata da serva e ragazza madre della piccola Penelope (Sara Labidi).
Antonio Marini (Roberto Citran), infine, è un docente universitario milanese che, da quando si è trasferito a Roma, fa i conti con la civiltà di tutti gli inquilini della palazzina, tra i quali troviamo anche il bengalese proprietario di un banco di frutta Iqbal (Lamine Labidi), il marocchino Abdallah (Gabriel Zagni), il condomino modello Amedeo (Ahmed Hafiene) e Sandro Dandini (Francesco Pannofino), titolare del bar in cui lavora Nurit (Serra Yilmaz), fuoriuscita iraniana in cerca di asilo politico ma che rifiuta di integrarsi, di adattarsi ad una condizione impostale e che non ha scelto.
Con la partecipazione straordinaria di Ninetto Davoli ("Il Decameron"), sono loro i personaggi che la regista esordiente Isotta Toso – già tra gli autori del soggetto di "Notturno bus" (2007) di Davide Marengo – pone sullo schermo al fine di trasformare in immagini lo "Scontro di civiltà per un ascensore a Piazza Vittorio" raccontato da Amara Lakhous nell’omonimo romanzo, in realtà privo di una trama vera e propria.
Uno scontro di civiltà che, nell’Italia del terzo millennio, non nasce solo tra etnie diverse, ma tra differenti posizioni culturali, regionalistiche, di classe, religiose e psicologiche, fino ad una morte improvvisa destinata a rompere il già instabile equilibrio condominiale.
E, al di là del dramma, sono soprattutto le frasi di Jim Morrison grottescamente snocciolate da Lorenzo a conferire quel pizzico di necessaria ironia all’operazione che, in mezzo a rinunce, malavita locale e un inseguimento per le strade del quartiere, risulta ben recitata e tecnicamente confezionata con gusto visivo.
Per merito anche della bella fotografia di Fabio Zamarion ("Evilenko") e dell’efficace colonna sonora a firma di Gabriele Coen e Mario Rivera – provenienti dal citato "Notturno bus".
Pur rientrando probabilmente, a causa del ritmo generale e della tipologia di storia, tra quei prodotti che si lasciano seguire meglio sul piccolo che sul grande schermo; ma non per questo da evitare.
La frase: "Vorrei essere nato al contrario per capire questo mondo storto".
Francesco Lomuscio
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