Sammy 2 - La grande fuga
A due anni da "Le avventure di Sammy" (2010), tramite il quale – guardando in maniera evidente all’universo animato targato Disney – Ben Stassen raccontò il percorso di crescita della simpatica tartarughina del titolo, il cineasta belga la riporta sullo schermo, affiancato questa volta da Vincent Kesteloot, per farla ritrovare insieme all’inseparabile Ray in un gigantesco acquario sottomarino di Dubai, dopo essere finiti prigionieri di una rete da pesca.
Un acquario che, al fine di rinnovare il sottofondo ecologista già alla base del capostipite, non funge altro che da involucro atto a riunire una grande varietà di comportamenti nelle relazioni tra gli esseri umani e gli animali; man mano che fanno la loro entrata in scena più o meno esilaranti personaggi quali l’adorabile ed un po’ matto astice Lulù, Jumbo, pesce dagli occhi prominenti e l’aria stralunata, e il megalomane Grande Capo (Big D) l’Ippocampo, che non muove passo senza due murene che gli fanno da guardie del corpo.
Tutti impegnati – come pure Ricky ed Ella, nipotini soccorritori di Sammy e Ray – a fornire il campionario di coloratissime figure che, ulteriormente valorizzate dalla visione tridimensionale, si preparano a escogitare un’evasione di massa dal posto; mentre s’interrogano su cosa sia meglio tra la comodità di una prigione dorata e la libertà di un mondo selvaggio.
Purtroppo, però, tra apprendimento dell’utilità dell’inchiostro di piovra e ironia volta a ribadire che i pesci hanno le spine perché nel mare c’è la corrente (!!!), non è difficile intuire quanto l’avventura collettiva in questione rischi di risultare costruita su uno script – a firma del Domonic Paris già sceneggiatore del lungometraggio precedente – unicamente e monotonamente basato su una serie di catture e tentativi di fuga, sebbene l’evidente tentativo sia quello di privilegiare l’azione.
Quindi, con un messaggio destinato a ricordare che non bisogna mai arrendersi, altrimenti si è spacciati, coloro che potrebbero rimanere soddisfatti dei circa novantadue minuti di pellicola, al massimo, sono gli spettatori più piccoli... anche se il ricorso al poco elegante verbo "scorreggiare" (!!!) e un attacco a suon di escrementi attuato da alcuni gabbiani lasciano quasi pensare che l’uscita natalizia di questi prodotti li porti a orientarsi sempre più verso la volgarità, tipica di determinati cinepanettoni nostrani.
La frase:
"Gli umani non sono tutti cattivi, a volte ti aiutano".
a cura di Francesco Lomuscio
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