Ubriaco d'amore
Non lasciatevi ingannare da titolo e trailer, ricordatevi che si tratta di un film di Paul Thomas Andersonn ("Magnolia" e "Boogie Nights"). Non pensate assolutamente di vedere una melensa commedia d'amore o il classico filmetto leggero. Si tratta di un qualcosa difficilmente catalogabile, fondamentalmente una storia.
La storia di un ragazzo timido, introverso e vessato psicologicamente dalle sue sorelle, ben sette! La storia di una ragazza probabilmente ferita dalla vita che riesce a vedere oltre l'apparenza. La storia di chi vive sfruttando le debolezze degli altri. La storia di chi vuole cambiare la propria vita. La storia di chi trova dentro di se energie incredibili, insomma... una storia migliore di tante altre perché creata da tanti piccoli frammenti di vita vissuta, e non omologata ai piatti gusti di un pubblico onnivoro, pronto ad ingerire qualunque cosa purché non richieda uno sforzo eccessivo.
Paul Thomas Anderson è un maestro nel creare un plot da piccole cose, legando insieme eventi e situazione dall'apparenza ordinaria per creare un arazzo dai mille fili intrecciati. C'è da dire che è anche un maestro nel valorizzare alcuni aspetti dei suoi attori - un pò come i fratelli Coen - che forse loro stessi non sospettano di avere. Adam Sandler, il protagonista, è una sorta di icona del cinema brillante americano, che fuori dai patri confini non ha mai riscosso un grande successo; io per primo l'ho sempre trovato insopportabile, non tanto come attore, quanto per le sue pellicole veramente irritanti per la loro idiozia. Qui da una buona prova di se riuscendo ad incarnare perfettamente il semplice Barry e soprattutto a rendere credibili i suoi eccessi ai limiti della follia. Altrettanto piacevole è vedere Emily Watson in un ruolo che non preveda un pesantissimo travaglio morale, ma il semplice, se così si può dire, essere innamorati.
Indimenticabile l'apertura, scioccante sia nei suoi silenzi surreali, che nelle esplosioni cacofoniche che fanno sussultare più di un thriller, per non tacere del ritmo asfissiante delle percussioni che sottolinea l'incalzare delle sorelle nella vita privata di Barry. Geniale.

Curiosità: quando Barry si imbarca in aereo per le Hawaii, la sua cravatta cambia colore passando dal rosso al giallo e quindi di nuovo al rosso.

La chicca: il marchio di fabbrica del regista Paul Thomas Anderson, ovvero la chiusura ad iris dell'obiettivo (il cerchio che si stringe con il bordo nero intorno), appare anche qui mentre Barry e Lena si tengono per mano nel corridoio dell'albergo. L'avevamo già visto in "Boogie Nights", quando Scott vede Dirk al party, e in "Magnolia", all'apertura del prologo.

La frase: "La chiudiamo qui!"

Indicazioni:
Per chi cerca un film strano e diverso.

Valerio Salvi

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