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Paura primordiale
Brooke Langton ("Le riserve"), Domic Purcell ("Blade: Trinity") e Orlando Jones ("Evolution") sono i componenti di una troupe di giornalisti americani determinata a catturare vivo un enorme coccodrillo, responsabile di centinaia di vittime in terra e acqua africana.
Con ogni probabilità, il regista Michael Katleman non sarà neppure al corrente della sua esistenza, ma questo "Paura primordiale", a quanto pare ispirato ad una storia vera, ancor prima che noti predecessori a stelle e strisce del calibro di "Alligator" (1980) di Lewis Teague e "Lake placid" (1999) di Steve Miner, ricorda curiosamente il nostro "Killer crocodile 2" (1990) di Giannetto De Rossi, la cui protagonista, appunto, era una giornalista alle prese con un coccodrillo di notevoli dimensioni ai Caraibi.
D'altra parte, nell'epoca dei King of the B's a Venezia e della riscoperta tarantiniana della produzione di genere tricolore tutto è possibile, tanto più che, al di là del soggetto e della simile ambientazione, abbiamo, proprio come nella pellicola di De Rossi, uno stupro sventato dall'intervento del rettile gigante.
In ogni caso, Katleman, supportato da un discreto cast che comprende anche l'immancabile Jürgen Prochnow ("House of the dead"), gira tecnicamente bene il tutto, sfruttando da un lato l'efficace fotografia di Edward J. Pei ("L'ombra dello scorpione"), dispensatrice di una calda atmosfera dovuta alla prevalenza di tonalità seppia, e dall'altro il digitale "mostrone" strisciante, protagonista dei migliori momenti del lungometraggio, infarciti perfino di splatter.
Troppo pochi, per la verità, tanto che, tra esplorazione di tradizioni africane e frenetiche scene d'azione, l'impressione generale è quella di trovarsi dinanzi ad un classico racconto avventuroso all'interno di cui il contesto eco-vengeance finisce quasi per apparire come un intruso, occultato soprattutto dalla tematica anti-bellica relativa alla ribellione della natura quale conseguenza della guerra.
Delusione al cubo, quindi, sia per l'appassionato di horror che si lascerà invogliare dall'accattivante locandina con fauci spalancate, sia per gli amanti del messaggio pacifista, costretti comunque a "subirsi" secchiate di liquido rosso.
La frase: "E' un coccodrillo grosso, molto grosso, potrebbe arrivare a nove metri"
Francesco Lomuscio
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