Pranzo di ferragosto
A volte durante i festival del cinema nascono degli autentici fenomeni, a partire dal semplice passaparola piano piano spiccano fra tutti, magari in sezioni collaterali, dei film che tutti vogliono vedere. Vengono organizzate proiezioni aggiuntive, eppure anche queste non riescono ad accontentare critica e pubblico che si affollano in code spesso lunghissime.

Pranzo di ferragosto di Gianni di Gregorio è da questo punto di vista un autentico caso cinematografico. La sua realizzazione è avvenuta a costi davvero bassi e la location principale è proprio l’abitazione del regista, in pieno centro di Roma (dai titoli di coda si evince però l’accesso a finanziamenti del Ministero dei beni culturali).
L’idea del film viene da un fatto realmente accaduto: l’amministratore di condominio propose a Di Gregorio, in quella circostanza moroso, di tenere la madre in casa sua per il periodo di ferragosto. Il regista in quell’occasione rifiutò ma non smise mai di chiedersi cosa sarebbe successo, come sarebbe andata la convivenza se avesse accettato. La scelta del protagonista, scrive Di Gregorio nelle note di regia è stata lineare: "serviva un uomo di mezza età alcolilzzato che aveva vissuto gran parte della sua vita con la madre... allora tutti i volti della troupe si sono immediatamente rivolti verso di me". In un primo momento aveva pensato ad attrici professioniste, ma poi ha preferito scegliere signore che non avevano mai recitato, intelligenti, vivaci e interessanti.

Non è stata seguita una sceneggiatura, come poi il regista ha dichiarato in un incontro con il pubblico, ma è stato seguito una specie di canovaccio che in realtà era in costante evoluzione secondo il temperamento energico e tumultuoso delle graziose vecchine. Non sono mancati, a quanto pare, momenti di contrasto anche vivace.

Il risultato è una pellicola frizzante, allegra, fatta di battute spesso fulminanti che spiazzano e divertono immancabilmente. Le reazioni del regista/protagonista sono spigliate e naturali e a volte si sente davvero la sua stanchezza di fronte a quell’eccesso di esuberanza senile. Le signore, a quanto pare, si sono divertite un mondo e si vede. Il finale, ironico e spiazzante, dimostra che a volte lo stare insieme è un valore troppo forte per rinunciarvi. Senza essere sentenziosi. Più di quanto spesso si possa pretendere dal cinema italiano.

La frase: "Siamo in una situazione d’emergenza, non dobbiamo fare i capricci".

Mauro Corso

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