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Posti in piedi in paradiso











Se negli anni Ottanta avevamo avuto i “Tre uomini e una culla” (1985) del francese Coline Serreau e, molto tempo prima, “I tre mariti fedeli” (1910) dello sconosciuto cortometraggio risalente all’epoca del muto, Carlo Verdone ci porta a conoscenza di tre padri di famiglia separati e in tutt’altro che rassicuranti condizioni economiche, incarnazione su celluloide di una delle più chiacchierate problematiche italiane d’inizio XXI secolo.
Infatti, nei panni di un ex produttore musicale di successo costretto a vivere nel retro del suo negozio di vinili e cimeli musicali che vende su e-bay, lo troviamo a dover dividere un piccolo appartamento con Pierfrancesco Favino, critico cinematografico declassato a giornalista di gossip che alloggia spesso in un convitto di religiose, e Marco Giallini, agente immobiliare che, un tempo ricco imprenditore, dorme sulla barca di un amico e, per poter mantenere sia la moglie che l’amante da cui ebbe una figlia, fa il gigolò con le signore di una certa età.
Un affiatatissimo trio che Mr. “Borotalco” dimostra di saper miscelare a dovere al fine di regalare massicce dosi di risate allo spettatore, tra esilaranti gag come quella del furto in un appartamento e la consueta romanità accentuata negli atteggiamenti e nella fisionomia del contorno di facce da caratteristi.
E, se le divertenti situazioni che vedono protagonista Favino – come quella del buffet o alcuni incontri con l’attricetta arrivista Nadir Caselli che adora Gabriele Muccino – risentono con ogni probabilità del contributo della giornalista Maruska Albertazzi, che firma la sceneggiatura insieme allo stesso Verdone e a Pasquale Plastino, nel corso dei circa 119 minuti di visione non si può fare a meno di individuare tutti gli ingredienti vincenti dell’autore di “Compagni di scuola” (1988), dal coatto modo di fare di Giallini – che ha anche uno scontro diretto con la nota imitatrice Gabriella Germani – alla passione per la musica del passato.
Tanto da permettere di far confondere Jim Morrison per uno dei Queen alla frivola cardiologa Micaela Ramazzotti, che sfrutta sullo schermo decisamente meglio del compagno Paolo Virzì.
Mentre si leggono tra le immagini l’importanza dell’unione familiare e l’esortazione a spingere i figli a non rifare gli errori commessi dai propri genitori, con quel malinconico velo di amarezza tipico dei migliori lavori del Carlo nazionale.
Tra i quali potrebbe tranquillamente rientrare anche questo.

La frase:
"Questa è una gabbia de matti, de malati".

a cura di Francesco Lomuscio

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