Pietro
Se si escludono il mediometraggio “Alle soglie della sera” (2005) e i documentari “Rata nece biti!” (2008) e “La classe dei gialli” (2009), l’ultimo film dell’anconetano classe 1966 Daniele Gaglianone che ricordiamo di aver visto sul grande schermo è “Nemmeno il destino” (2004), ritratto neorealista d’inizio XXI secolo liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Gianfranco Bettin.
Come ritratto neorealista sembra essere anche questo “Pietro”, il cui orfano protagonista – suggerito dal titolo e interpretato da Pietro Cascella – guadagna pochi soldi in nero distribuendo volantini e vive all’interno di una fatiscente casa, in un’anonima periferia, insieme al fratello tossicodipendente Francesco alias Francesco Lattarulo, con il quale riesce a mantenere un contatto soltanto assecondando il ruolo di buffone e ritardato affibbiatogli dalla corte degli amici.
Quindi, una storia di solitudini, vite sprecate e degrado che, concedendo spazio anche a uno spacciatore di droga, al violento e losco capo del protagonista e a una ragazza conosciuta sul posto di lavoro, nasce come film politico, cominciato dopo l’elezione di Barack Obama a presidente degli Stati Uniti, nel novembre 2008, con l’idea di concepire un prodotto sull’Italia di allora, su una società sempre più crudele e fatta di relazioni nette e impietose.
Forse la fotografia di un momento storico, dunque, forse la cronaca di un mutamento verso il peggio che, girata in digitale, individua di sicuro il suo maggiore pregio nella prova degli attori, con tanto di lungo monologo pre-finale affrontato dal lodevolissimo Cascella.
Per il resto, infatti, tra abbondanza di riprese eseguite a mano e inquadrature larghe, siamo dalle solite parti del cinema antipopolare e di taglio poco più che amatoriale a cui Gaglianone ci ha abituati. Un cinema più vicino al realismo dei documentari che all’opera di finzione, adatto con ogni probabilità più al palato dei frequentatori dei cineclub che a quello degli ordinari spettatori impegnati quotidianamente ad affollare sale e multisale.
La frase: "Mio fratello si vergogna di suo fratello".
Francesco Lomuscio
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