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Paris, je t'aime
Cannes - Non sono tanti i film di successo nella storia del cinema che abbiano una struttura a episodi. Frammentari, spesso con storie troppo slegate tra loro, i film di questa natura hanno difficilmente vita facile, per fare un esempio molto vicino nel tempo basti pensare a "All the Invisibile Children" visto l'anno passato a Venezia, carico di buoni propositi ma di miseranda riuscita.
Così è doppiamente sorprendente trovarsi dinnanzi ad una dichiarazione d'amore così insolita e riuscita come "Paris, Je t'aime". Ben sedici mini episodi affidati alle mani di registi di altissimo nome - tra i tanti Wes Craven, Gus Van Sant, i fratelli Coen in compagnia di Steve Buscami - con una missione sola: mostrare la capitale francese con gli occhi di un turista sì, ma evitando tutti i soliti luoghi comuni.
Addio alla Toure Eiffel, niente Champs-Elyseé, tanti saluti alla Senna e dimenticate l'Arc de Triomphe. A farla da padrone sono storie ironiche, drammatiche, horror, con in comune un elemento preciso, raccontare un incontro romantico. Ci spostiamo leggeri di quartiere in quartiere, dalla metrò dove Buscemi fa strani incontri fino al cimitero dove Craven resuscita Oscar Wilde, per conoscere un matrimonio che va in pezzi ed un amore che sboccia, le difficoltà di chi ha scelto di fare di Paris la propria casa pur non appartenendovi e chi vi vive da sempre. Scopriamo persino che cosa succeda la notte, quando splendide vampire vanno a caccia indisturbate.
Come gli stessi autori affermano, "Paris Je t'aime" avrebbe potuto intitolarsi "Paris, Je aime ta diversité" (Parigi, amo la tua diversità) proprio per la volontà di guardare oltre i soliti luoghi comuni e al contempo quella di affidare ai registi - pressoché tutti stranieri - il compito di scrivere il proprio soggetto per essere poi affiancati da una troupe quanto più francese. Abile mossa per realizzare qualcosa che fosse al contempo uno sguardo esterno e una folle dichiarazione d'amore.
Il rischio di vedere un film di questo tipo è uno solo, risiede nel pericolo di non poter resistere al richiamo di una gita - rigorosamente originale - nella capitale dell'amore.
La frase: "...E' stato in quel momento che ho capito di essermi innamorata di Parigi, e che anch'essa s'era innamorata di me".
Valentina Pieraccini
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