I primi 45 minuti sono lenti, noiosi, risollevati solo in parte da qualche scatto di Pacino. Sapendo che il film ne ha ancora per due ore, vien voglia di fare altro. Ma, passato quest'attimo di sconforto, la strada è in discesa: per i successivi 110', solo grande cinema. D'altra parte, a suo modo è un pezzo di storia del cinema: mai, prima di "Heat-La sfida", Al Pacino e Robert De Niro avevano recitato nella stessa scena (insieme nel "Padrino parte II", ma collocati in due epoche diverse); mai, dopo "Heat-La sfida", si rincontreranno. Il motivo è presto detto: i due si odiano, e allora onore a Michael Mann, unico a riuscire a metterli insieme. Neanche tanto spesso, per la verità: solo in due scene. Ma che scene! Ovviamente nel finale, e soprattutto in un confronto faccia a faccia in un caffè di Los Angeles, in cui mettono sul tavolo le loro vite e risultano entrambi, a modo loro, due perdenti. Pacino e De Niro rendono comprimari gli altri del cast che, complici anche i loro illustri colleghi, non danno il meglio: Jon Voight e Val Kilmer sono dimenticabili, mentre un po' meglio va Ashley Judd, impegnata in una delle più belle scene del film, in cui finge di tradire il marito con la polizia e poi gli fa segno di scappare. In una Los Angeles notturna e pessimistica, Mann di fatto azzera le colonne sonore per puntare tutto sulla Grande Coppia, che, ovviamente, non delude. Un pezzo di cinema, ma poteva uscirne un capolavoro: ne è uscito solo un ottimo film.