Difficile davvero (anche per un profano come me) spiegare l'indifferenza mostrata dalla critica verso questo nono film di Nanni Moretti, uno degli autori più irriverenti, anticonformisti e per certi versi "impegnati" che il cinema di casa nostra possa vantare. Aprile non è semplicemente il sequel del più noto "Caro diario", nè tantomeno è figlio di una crisi d'ispirazione (di cui il regista sarebbe spesso "vittima"): è un film sociale e "intimo", leggero e impegnato al tempo stesso. La pellicola si snoda essenzialmente sull'onda di un parallelismo tanto efficace quanto per certi versi confuso tra la vita pubblica e quella privata di Nanni Moretti nell'arco di tempo compreso tra il '94 e il '98. Le tappe essenziali di questo viaggio sono la nascita del figlioletto Pietro, la vittoria della destra ed il ribaltone che porta all'affermazione dell'Ulivo, la dichiarazione d'indipendenza della Padania. Aprile appare molto di più di una mera biografia su celluloide: è un tentativo (credo abbastanza riuscito) di satira di costume in cui uno spazio non trascurabile trovano episodi di cronaca affidati alla storia di tutti i giorni. Non c'è molto spazio per i comprimari, ma una menzione particolare la merita senz'altro Silvio Orlando, davvero eccezionale (anche come ballerino) nei panni del pasticciere trotskista nel musical che chiude il film. Alcune scene sono da antologia: la "canna" che Nanni Moretti fuma la sera del successo berlusconiano e...ovviamente il tormentone "D'Alema, dì qualcosa di sinistra!" col quale ancora oggi, molto spesso, il presidente dei D.S. viene apostrofato. Insomma, se non l'avete ancora visto ora non avete più alibi.Giudizio?...8 e 1/2, per dirla alla Fellini!