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Accattone

Opinioni presenti: 6
Media Voto: Media Voto: 9 (9/10)

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La storia infinita

(10/10) Voto 10di 10

Lo vedo e lo rivedo questo bianco e nero di Pasolini e ogni volta ho la sensazione di vederlo per la prima volta.Quello che colpisce,oltre l'assenza di colore, è l'assenza di calore umano,attivo,necessario per vivere.I personaggi vanno incontro a un destino inevitabile di morte,autodistruzione insito nella natura stessa della vita;il "doppio"di sè che distrugge ,per una indeterminata legge della natura,l'altro sè crogiolandosi nella sofferenza quotidiana dell'accattone che è dentro noi tutti e che puntualmente ,trattenuto a fatica, viene a galla imponendoci la parola fine di quella vita trascinata a fatica verso una miglioria che non esiste.Grande allegoria quindi ,con la musica della colonna sonora che mischia il sacro con il profano,la vita con la morte la speranza con la delusione quotidiana. Si tratta di poesia pura,non meditata,vissuta in modo crudele cosi come crudele a volte lo è la vita di tutti i giorni,senza un appiglio,una giustificazione plausibile del nostro operare,con una violenza che vorrebbe esorcizzare l'effimera caducità della vita ma che ci conduce verso il baratro:mò sì che stò bene!Pasolini aveva capito tutto della vita e di sè e non a caso lui rappresenta in toto l'Accattone ,sconfitto e distrutto da sè stesso e dai suoi istinti capaci di neutralizzare qualsiasi sentimento d'amore puro.



Fernando, 59 anni, Roma (RM).




Primo Pasolini

(6/10) Voto 6di 10

Ogni volta che rivedo Accattone è un pugno nello stomaco. Penso non ci sia film più duro e spietato di questo in tutta la produzione pasoliniana: la totale assenza di una via di uscita per i protagonisti della vicenda, i luoghi tetri delle baracche in cui vivono, la condizione di ignoranza e rassegnazione alla miseria morale e materiale, la sensazione di trovarsi al di fuori dello spazio e del tempo, tutto questo contribuisce a creare un' atmosfera opprimente e claustrofobica per tutta la durata del film. Si tratta di quella parte di Italia costituita dal sottoproletariato che vive nelle periferie delle grandi città senza alcuna speranza per un miglioramento della propria condizione, a cui non resta che la morte come via di uscita da una condizione disperante. Lo stile di vita dei personaggi di Accattone è il "sopravvivere" giorno per giorno, non c'è alcun futuro che possa cambiarne le sorti o migliorarne la condizione, tanto che ogni buona occasione di riscatto viene prontamente annullata da una specie di istinto di "autoconservazione" che porta Accattone a rinunciare al lavoro e a prostituire Stella, una ragazza di cui si sta innamorando e con cui avrebbe forse potuto costruire un futuro. Lo strettissimo vincolo con la realtà costituito dagli attori per la maggior parte appartenenti ai luoghi e alle vicende del film, ribadisce con forza il concetto che essi non sono "rappresentabili" da nessun altro che da essi stessi in quanto soggetti incontaminati, puri, privi delle sovrastrutture imposte dalla società. Proprio per questo motivo Pasolini ha uno sguardo pieno di passione per chi rappresenta, forse in maniera paradossale e utopistica, l'unica speranza per la nascita e l'affermazione di una società nuova, tanto che nel film non si esprimono giudizi di condanna morale per chi ruba o per chi fa il magnaccia. Come dice lo stesso Pasolini si tratta di difetti di uomini che obbediscono ad una scala di valori "altra" rispetto a quella borghese, cioè "se stessi" in modo assoluto. Lo stile cinematografico di Pasolini è in questo film alquanto grezzo: il montaggio spesso "nervoso" alterna diverse inquadrature a ritmo elevatissimo, la fotografia è caratterizzata da una forte predominanza della luce, a tratti quasi accecante, abrasiva. Con questa pellicola Pasolini mostra un certo minimalismo espressivo dettato anche dalla quasi totale mancanza di una tecnica cinematografica che gli permette di esplorare la realtà in modo assolutamente nuovo e sicuramente efficace.



Matteo, 35 anni, Roma.




Una curiosità sul film

(9/10) Voto 9di 10

E' vero Accattone rimane il film più rude e duro della produzione pasoliniana. Pochi sanno però che Pasolini al suo esordio alla regia non aveva nemmeno le basi per dirigere un film. Difatti dopo le prime due settimane di girato il produttore vide i risultati e se ne andò. Le immagini non potevano essere montate e nulla aveva un senso. Pasolini distrutto per l'accaduto vaga per le strade dicendo che si vuole buttare nel fiume. Ed è qui che fa la conoscenza di Alfredo Bini che arriva in suo soccorso accostandolo al migliore direttore della fotografia, al migliore aiuto regista..insomma a gente ottima che gli consentono di portare a termine il film. Anche questo è uno dei motivi del perchè il film è rude e crudo non solo a livello narrativo e di contenuti. Non c'è poi da discutere sulla grandezza di questo film, si potrebbero fare degli studi sopra, anche una tesi di laurea.



Amleto, 30 anni, Milano.




Accattone per sempre

(10/10) Voto 10di 10

Un opera fortemente reale, sembra quasi di poter toccare annusare gli ambienti italiani del dopo-guerra, come un viaggio nel passato; Pasolini al suo primo ingresso nel mondo del cinema, uno dei pochi che capirono che il cinema non è solo spettacolo ma è un Linguaggio nuovo e potente che può raggiungere chiunque nel mondo.



Piero, 24 anni, Bologna (BO).




Mo' sto bene!

(10/10) Voto 10di 10

Opera prima di un genio incompreso, omaggio profondo al cinema neorealista o ritratto impietoso della Roma periferica anni'60,"Accattone" è di sicuro il passo iniziale verso quella "rappresentazione della realtà per mezzo della realtà" tanto predicata dal "maestro" Pasolini. Considerato da molti(anche da me!) la vera gemma della filmografia del "poeta dal nome uno e trino" ,il film coinvolge fin dalle prime inquadrature ,interamente dedicate al protagonista(e al suo volto "da sconfitto" in partenza)e alla capitale(con la sua borgata, le sue catapecchie, i suoi disoccupati seduti al "baretto" in attesa di un miracolo improvviso),per il suo crudo realismo e quell'atmosfera pesante che sembra pressare per l'intera durata del film Vittorio" Accattone" e chi gli gravita intorno. Titoli di testa a parte(quelli rimarranno quasi sempre "neri su sfondo bianco"),il film risulta, dunque , in apparenza molto diverso rispetto ai "gioiellini" che il poeta-scrittore-regista bolognese ci offrirà nei quattordici anni successivi...in realtà sia a livello tecnico che contenutistico le regole della "nuova lingua" di Pasolini sono già tutte qui : i protagonisti della vicenda sono ( e saranno...a parte poche eccezioni("Salò"/"Teorema"))individui del popolo, con i loro problemi, le loro disgrazie ,le improvvise furbizie, i tentativi di sbarcare in lunario ogni giorno ;il destino è quel che è...e si può far poco per cambiarlo ;il primo piano va utilizzato spesso perchè esprime il pensiero del personaggio, la sua personalità; il doppiaggio è asincrono perchè il cinema "non" può e non deve essere naturalistico ;la frammentarietà e l'attenzione ai particolari si contrappone (per lo stesso motivo sopra descritto)alla ripresa in continuità .Insomma il cinema rappresenta la realtà ma non è la realtà...sembra dirci tra le righe questo primo capolavoro pasoliniano , così come Franco Citti non è un vero attore e Adriana Asti una vera prostituta(malgrado lo schermo e la macchina da presa sembrano dirci l'esatto contrario!)."Neorealismo si" o" Neorealismo no", quello che rimane alla fine del film è uno sconvolgimento emotivo totale, un senso di impotenza verso il destino che ci sovrasta, l'immagine di un uomo distrutto che trova nella morte la risoluzione di tutti i suoi problemi e nella parola "fine" il sollievo(se pur triste)di chi se ne è reso partecipe. "Mo' sto bene" alla fine, l'ho detto anch'io.



Barbara, 20 anni, Bologna.





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