secondo me Anthony Hopkins è la persona più azzeccata per questo ruolo, cosi' misterioso, con quel suo accento Gallese è perfetto per recitare le parti nelle quali da consigli a Bobby.è semplicemente perfetto. Sono rimasto un pò deluso per il finale rimane aperto non si viene a sapere più niente di Ted. Molto bravi comunque anche i bambini"Bobby" e "Carol" veramente molto bravi!!! nel complesso Anthony è stato stupendo che dire! è un film che consiglierei a tutti di guardare magari soli più di una volta, e vi assicuro che alla seconda volta scoprirete cose che non avevate notato! grande "Anthony" è un grande!!!!!!!
Posso solo dire questo, il film non rende neanche un decimo delle emozioni che mi ha dato il libro...
Se fosse solo la prima parte di una trilogia almeno lo capirei, ma purtroppo salta a piè pari la parte più corposa del romanzo proponendoci un finale che sa di insipido senza quello che c'è in mezzo. Siamo sempre lì: difficile ridurre a film un libro; gli sceneggiatori dovrebbero rendersi conto che l'operazione spesso è improba per via del tempo ristretto a disposizione per la proiezione. Meglio sarebbe cambiare il titolo, magari citare "tratto da...". Ad esempio Apocalipse Now è ispirato a "Cuore di tenebra" di Conrad, e forse quel film è molto più aderente al romanzo che non tanti altri che si appropriano del titolo, pur raccontando una storia per ambientazione diversa. In ogni caso "Cuori in Atlantide" rimane un discreto film, ben recitato e girato dignitosamente. Rimane l'amaro in bocca per quello che poteva essere, e non è stato. Ci sono altri esempi di romanzi di King trattati meglio dal cinema, forse perché più lineari, come ad esempio "Il miglio verde" (8) e, naturalmente primo fra tutti "Shining" (110 e lode) dove tra l'altro il finale escogitato da Kubrick è di gran lunga superiore di quello scritto da King. Ma si sa Kubrick è(ra) Kubrick...
Scott Hicks, dopo “Shine” e “La neve cade sui cedri” si confronta con un famoso romanzo di Stephen King. “Quando ne hai voglia il passato torna a trovarti sfondando la porta e non si sa mai dove ti porterà. Puoi soltanto sperare che ti porti in un posto in cui vuoi andare”. Così inizia il viaggio a ritroso del protagonista, quando all’età di 11 anni incontra Ted, il misterioso ed enigmatico Ted.
Non c’è che dire, quando Stephen King si mette ad esplorare gli animi e i sentimenti più nascosti fa sempre centro. Da “Le ali della libertà” fino a “Il miglio verde” passando dalle storie degli adulti a quelle dei ragazzi, proprio come in “Stand by me – Ricordo di un’estate” ma anche “It” egli riannoda i file del doloroso passato e conduce lo spettatore attraverso un significativo viaggio della speranza.
“Chissà perché ci aspettiamo che le cose restino sempre le stesse: niente resta uguale” e ancora “E’ buffo, da bambini un giorno dura un’eternità, adesso tutti questi anni sembrano fuggiti in un batter d’occhio”. Il ritorno al passato, alle origini, attraverso gli occhi dei bambini protagonisti dei questa commovente vicenda, questo è il tema dominante di tutto il film assieme al fattore “magico” della telepatia e del subconscio, come già prima di allora proprio con “Il miglio verde”.
Ted, che ha lo sguardo silenzioso di Anthony Hopkins è un personaggio misterioso, affascinante e anche saggio quando dice “I desideri non possono cambiare le cose” e ancora “Sai, quando sei giovane hai dei momento di una tale felicità e credi di vivere in un posto magico come deve essere stata Atlantide. Poi si cresce e il cuore ci si spezza in due”. Come John Coffey, il gigante buono de “Il miglio verde” unisce il potere della mente a quello del cuore con l’intento di voler agire solo a fin di bene, per proprio per questo Ted tenta di sfuggire l’FBI e il reclutamento dei sensitivi come lui, che le autorità vogliono sfruttare contro la battaglia al comunismo. Ted e John hanno il dono della veggenza ma non intendono abusare di essa, bensì metterla al servizio degli indifesi e dei deboli.
La pellicola racconta lo straordinario incontro tra un uomo anziano in fuga (“Siamo tutti di passaggio. Siamo qui solo di passaggio”) e un ragazzino alla ricerca di se stesso. Alla fine di quella breve estate entrambi sapranno che valeva la pena di conoscersi, sebbene per poco tempo: “Ted aveva capito tutto, non viviamo in Atlantide” ma Ted aveva anche insegnato a Bobby a non avere paura.
Ottimi gli interpreti principali: il sempre convincente Anthony Hopkins, il piccolo Anton Yelchin (già visto ne “Nella morsa del ragno” e A time for dancing”) e il veterano David Morse (“Il miglio verde” e “Rapimento e riscatto”).
Splendido film, con alcuni tocchi di classe registici. Trasmette molte emozioni; una volta finito di vederlo non si può fare a meno di pensare ai personaggi.
Il film è bello, ma lascia molto amaro in bocca per tutti coloro che hanno letto il libro. Dei cinque episodi del libro, viene raccontato soltanto il primo, ignorando gli altri quattro. Per questo motivo, chiamare il film così come il libro è errato, perché non viene girato il secondo episodio (che da pure il titolo generale) che racconta del gioco “Cuori” e della guerra del Vietnam che in gergo viene chiamata “Atlantide”. Per di più il finale è anche diverso rispetto al finale del libro.
Comunque il film è accettabile; in più è perfettamente identico al primo episodio del libro. Ma se fosse stato girato elencando tutti i cinque episodi sarebbe stato un capolavoro perché la storia è bellissima. Immagino che ci sarebbero volute almeno tre ore di film per poterlo fare, ecco quindi spiegata la scelta di girare soltanto l’episodio principale. Reputo “Cuori in Altantide” uno dei migliori libri di King.