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Nudisti per caso
"Nudisti per caso" è un film imbarazzante. L'imbarazzo non nasce dal vedere attori col pene in bella mostra o attrici con seni penduli che prendono il caffè o fanno la spesa. Il disagio che coglie lo spettatore deriva dall'approssimazione e la superficialità con la quale questo film è stato concepito. Tutta la pellicola è pervasa da una perniciosa sensazione di dilettantismo tanto nella sua genesi quanto nella sua realizzazione. A partire dalla storia, che racconta delle disavventure di una famiglia francese che acquistata - a scatola chiusa - una villetta su un'isola del Mediteraneo, scoprono che questa è un paradiso dei nudisti. Ad accorgersene per prima è Sophie (Barbara Schulz) che si reca nell'isola assieme ai due figli prima che vi giunga anche il marito Olivier (Alexandre Muxhart). Sophie - oltre a dover far fronte alla spiacevole sorpresa - deve anche difendersi dagli attacchi verbali dei nudisti che vedono nella sua ostinazione a tenersi reggiseno e mutandine una vera e propria provocazione. Ma non è tutto. Infatti, il popolo nudista, sembra dedito, oltre che a mostrare il proprio corpo, anche ad offrirlo copiosamente in una sorta di furia orgiastica che sembra coglierli al calar del sole. Ed ecco che tra un aperitivo ed un'oliva, sinuosamente si muovono corpi nella notte producendosi in ancheggiamenti dietro le persiane di una villetta o sotto una duna sulla spiaggia. Attorno a loro vere e proprie orde di guardoni transumanti - "i marciatori", così sono chiamati - che vagano nell'oscurità alla ricerca di pruriginose situazioni.
Al di là delle riserve su alcune conclusioni che si potrebbero trarre, come ad esempio l'equazione - assolutamente discutibile - che i nudisti sono degli sporcaccioni, la sceneggiatura fa acqua da tutte le parti. L'acquisto di una casa senza chiedersi perché costi così poco, i dialoghi poco curati ed improbabili, alcuni personaggi rigidi come stoccafissi, sono alcune delle pecche che maggiormente risaltano. E a poco serve lo pseudo travaglio interiore di Sophie, sospesa tra voglia di trasgressione e personale pudicizia. Anche tecnicamente, il film del francese Franck Landron, lascia fortemente perplessi. Le riprese sono spesso sottoesposte, le inquadrature infarcite di primi piani - giustificati, forse, dalla necessità di limitare le immagini dei corpi nudi degli attori. Attori che, vuoi per la povertà dello script, vuoi per il comprensibile imbarazzo nel dover girare la maggior parte delle scene con gli attributi al vento, offrono una prova stucchevole a tratti innaturale. Prova ulteriormente svilita dal doppiaggio italiano che si allinea al basso livello di un film davvero bruttino.
Daniele Sesti
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