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Neil Young: Heart of gold
Nashville, capitale assoluta della musica country, e non solo. Il 18 e 19 agosto 2005 il regista premio Oscar per Il silenzio degli innocenti Jonathan Demme è dietro la macchina da presa per il concerto che Neil Young tiene nello storico Ryman Auditorium.
Per capire il valore aggiunto di questo grande evento musicale è necessario tenere presente un antefatto: nella primavera dello scorso anno al leggendario interprete di "Harvest Moon" venne diagnosticato un aneurisma cerebrale. L'operazione, che avrebbe poi avuto esito positivo, fu programmata per il martedì successivo alla registrazione del concerto. Questo episodio personale (cui si era aggiunta la recente perdita del padre) ha contribuito in maniera imprescindibile alla creazione del suo ultimo album, "Prairie Wind", e a regalare un'atmosfera del tutto unica al concerto che ne porta peraltro il nome.
Per Neil Young è l'occasione di fare una rilettura della propria vita: alla luce di ricordi, sensazioni, incontri, quella che appare soltanto un'eccellente performance musicale si trasforma in un altrettanto eccellente intenso percorso esistenziale. Non è un caso che la strepitosa band che lo accompagna sia formata sostanzialmente da collaboratori storici, amici e parenti, tutti insieme riuniti lì per lui e lui lì per loro e per l'immenso e caloroso pubblico presente.
Perle del repertorio classico e nuove canzoni si susseguono, alternandosi con brevi ma essenziali interventi del cantante. Demme sembra carpire con estrema naturalezza riflessioni sul passato, sulla famiglia e sul tempo che passa, dando all'opera un taglio volutamente semplice e classico, dallo stile quasi "invisibile", come se si volessero mettere da parte facili virtuosismi per far spazio alle poche parole e alle tante note.
Dopo il buon successo di "The Manchurian Candidate", l'autore di "Philadelphia" cambia totalmente registro, realizzando un documentario musicale, impresa in cui si era già cimentato nel 1984 (il film era Stop Making Sense, protagonisti i Talking Heads).
Quello che ne viene fuori stavolta è un caloroso omaggio e allo stesso tempo un ritratto a tutto tondo di un "cantastorie" che ha segnato il panorama musicale degli ultimi trent'anni come pochi altri e la cui immutata sensibilità e profonda umanità non finiscono mai di emozionare.
La frase: "Grazie Nashville...sono molto contento di essere qui stasera con tutti voi..."
Stefano Del Signore
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