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Scrivimi una canzone
Non è la prima volta che Drew Barrymore, la ex bimba di "E.T.-L'extraterrestre" (1982), intreccia su grande schermo una relazione sentimentale con un cantante appartenente alla decade in cui spopolarono i Duran Duran; era già successo in "Prima o poi me lo sposo" (1998), nel quale faceva perdere la testa ad un intrattenitore da feste di nozze con il volto di Adam Sandler.
Però, mentre il lungometraggio di Frank Coraci si svolgeva nel 1985, "Scrivimi una canzone", che segna il ritorno di Hugh Grant al servizio del regista Marc Lawrence, cinque anni dopo "Two weeks notice-Due settimane per innamorarsi" (2002), sceglie come sfondo l'attuale New York. La Grande Mela del nuovo millennio è infatti il teatro della storia d'amore tra Alex Fletcher (Grant, appunto), pop star degli Anni Ottanta ormai fuori moda, e la sua giardiniera Sophie Fisher (Barrymore, appunto), ex studentessa di scrittura creativa che si rivelerà essere ottima dispensatrice di parole per musica, proprio nel momento in cui all'uomo viene offerta l'occasione di tornare in auge con una canzone da scrivere e registrare in duetto, affiancato da Cora Corman (l'esordiente Haley Bennett), teen-idol del momento.
Perché il principale affascinante sottotesto dell'ultima fatica di Lawrence vuole, romanticamente, le parole come mezzo utile per poter meglio conoscere la persona a cui ci si avvicina, attratti in un primo momento da una melodia che è sinonimo di sesso, per far sì che dall'unione dei due elementi si concretizzi l'amore (a tal proposito, è molto più significativo il titolo originale "Music and lyrics").
Peccato che, al di là degli esilaranti titoli di testa in cui viene ricostruita la luccicante e colorata atmosfera (e, diciamolo, oggi ridicola) dei videoclip degli Anni Ottanta, con evidenti strizzatine d'occhio a gruppi del calibro di Wham, Spandau ballet ed i succitati Duran Duran, e di alcuni buoni momenti intervallati con efficaci dosi d'ironia (una delle migliori battute è quella riguardante i pantaloni attillati), la sceneggiatura, a firma del regista stesso, tenda a riservare esclusivamente situazioni poco coinvolgenti e tutt'altro che originali, affidandosi in maniera svogliata alla buona prova dei due protagonisti, cui, nel corso della narrazione, si affiancano la Kristen Johnston di "E.R.-Medici in prima linea", il veterano della tv Brad Garrett ed il sempre ottimo Campbell Scott.
Alla fine, quindi, l'unica cosa che rimane da fare è ascoltare l'orecchiabile colonna sonora comprendente diversi brani cantati dallo stesso Grant (per ricoprire il ruolo, ha preso perfino lezioni di ballo, piano e canto), mentre i nostalgici di quello che è stato definito il "Decennio della Decadenza", potranno divertirsi ad individuare citazioni e modelli d'ispirazione, dalla coppia Fletcher-Fisher, per la cui creazione Lawrence racconta di essersi rifatto, tra gli altri, a Elton John e Bernie Taupin, alla figura di Cora Corman, che sembra un mix tra Britney Spears e Madonna, con tanto di statue di Buddha sul palco e sfarzose coreografie di contorno.
La frase: "Che fine ha fatto Alex Fletcher? Questa sera lo scopriremo su "Meteore degli Anni Ottanta!"".
Francesco Lomuscio
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